Per studiare il cosmo gli astronomi possono affidarsi a telescopi spaziali all’avanguardia come il famoso James Webb, il buon vecchio Hubble, o anche Chandra e Fermi. Un nuovo nome si aggiungerà presto a questa prestigiosa lista: sarà PRIMA o AXIS, due concetti molto promettenti che competeranno a distanza per ottenere un posto nell’armata scientifica della NASA.
Questi due progetti sono nati da un lungo processo di selezione preliminare attraverso il quale la NASA ha scelto le due macchine che le sono sembrate più interessanti – ma ne finanzierà solo una. I due team dovranno quindi trascorrere l’anno 2025 lavorando duramente per dimostrare il potenziale del loro progetto grazie ad uno stanziamento preliminare di 5 milioni di dollari. Alla fine del processo, l’agenzia americana selezionerà un grande vincitore che verrà schierato entro il 2032.
Due dispositivi dal grande potenziale
Da un lato abbiamo il PRIMA (Missione della sonda nel lontano infrarosso per l’astrofisica), una macchina progettata dal prestigioso NASA Goddard Center in collaborazione con altri ricercatori americani ed europei. Il suo scopo è osservare l’universo nell’infrarosso estremo. Ciò consentirà di raccogliere preziose informazioni sulla formazione e composizione dei pianeti, sull’evoluzione delle galassie, nonché sui flussi di polvere interstellare ed elementi pesanti che modellano il cosmo.
Dall’altro troviamo ilASSE (Satellite avanzato per imaging a raggi X), un progetto nato presso l’Università del Maryland. A differenza di PRIMA, si specializzerà piuttosto nei raggi X. Si concentrerà in particolare sull’osservazione dei buchi neri supermassicci situati al centro delle galassie più antiche avvistate dal James Webb. È anche un argomento particolarmente promettente, perché tali osservazioni potrebbero offrirci nuove conoscenze sulle dinamiche dell’Universo primordiale e su come si è evoluto fino ad oggi.
« Entrambi i concetti potrebbero aprire la strada a una scienza innovativa che affronti le principali priorità astrofisiche del decennio, aiutandoci a sviluppare tecnologie chiave per le future missioni di punta. ha detto Nicola Fox, vice amministratore del comitato scientifico della NASA. Basti dire che la scelta sembra difficile, perché entrambe le macchine hanno argomenti molto seri.
C’è un preferito?
A prima vista, sembra che AXIS abbia un leggero vantaggio grazie alla sua frequenza preferita.
Infatti, attualmente, esiste un solo grande osservatorio spaziale in grado di osservare nel dominio dei raggi X: Chandra. È una macchina favolosa che ha contribuito a una serie di scoperte assolutamente importanti sin dalla sua implementazione nel 1999. Sfortunatamente, la sua obsolescenza diventa sempre più evidente ogni giorno che passa. Il suo problema più grande è il rivestimento isolante che si sta visibilmente deteriorando. Risulta quindi estremamente complicato mantenere gli strumenti ad una temperatura accettabile. Di conseguenza, è sempre più costoso e difficile da gestire, tanto che la NASA sta valutando la possibilità di metterlo in pensione anticipatamente nel prossimo futuro.
Una prospettiva terrificante per molti astronomi, che hanno moltiplicato i forum e le lettere aperte per chiedere alla NASA di tenerlo in flebo. Perché altrimenti non avrebbero più il benché minimo osservatorio all’avanguardia nel campo dei raggi X. un grande divario che avrebbe implicazioni particolarmente gravi sulla produzione scientifica complessiva.
Ma essere un potenziale successore di Chandra non sarà sufficiente per vincere il contratto con la NASA, perché PRIMA funzionerebbe anche in una gamma di frequenze sottoutilizzata. A prima vista, la sua specializzazione nell’infrarosso potrebbe sembrare ridondante, sapendo che questa è la specialità del formidabile James Webb Space Telescope che continua a spingere i limiti dell’astrofisica.
Ma in realtà non si tratterebbe di un duplicato. Il suo obiettivo, l’infrarosso estremo, è infatti posizionato a metà strada tra le frequenze preferite dei radiotelescopi terrestri e del James Webb. PRIMA potrebbe quindi formare una coppia esplosiva anche con quest’ultima.
Per il momento è quindi praticamente impossibile fare una previsione; entrambi i concetti sarebbero in grado di produrre scienza di alto livello, e il verdetto finale dipenderà essenzialmente da ciò che i due team riusciranno a mostrare da qui al 2026. Vi aspettiamo quindi alla fine dell’anno prossimo per scoprire quale dei due questi due telescopi vinceranno un budget di un miliardo di dollari e il diritto di unirsi all’armata spaziale degli astrofisici all’inizio del prossimo decennio.
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