Discorso integrale del 16 aprile 2019 in diretta dall’Eliseo
“Francese, francese,
Miei cari connazionali, l’incendio di Notre-Dame de Paris ha profondamente colpito le menti e i cuori dei parigini, dei francesi e del mondo intero.
Questa notte siamo entrati in questa cattedrale che è quella di un intero popolo e della sua storia millenaria. L’incendio era appena stato domato. I vigili del fuoco avevano spento l’incendio correndo i rischi più estremi ed erano lì, intorno a noi, con i loro capi, ad esplorare i tetti devastati. Avevano 20 o 25 anni e venivano da tutte le parti della Francia, da tutti i ceti sociali, ma quello che abbiamo visto insieme quella notte a Parigi è stata questa capacità di mobilitarsi, di unirsi per vincere. Nel corso della nostra storia abbiamo costruito città, porti, chiese. Molti sono bruciati o distrutti da guerre, rivoluzioni o dalle colpe degli uomini. Ogni volta, ogni volta, li abbiamo ricostruiti.
L’incendio di Notre-Dame ci ricorda che la nostra storia non si ferma mai e poi mai, che avremo sempre prove da superare e che ciò che crediamo, in qualche modo, indistruttibile può anche essere realizzato. Tutto ciò che rende la Francia materiale e spirituale è vivo e, proprio per questo, è fragile e non dobbiamo dimenticarlo. E spetta a noi, francesi di oggi, garantire nel tempo questa grande continuità che costituisce la nazione francese ed è per questo che stasera ho voluto rivolgermi direttamente a voi perché è nostro dovere oggi ed è ciò che dobbiamo avere in mente, niente di meno.
Tornerò da voi come ho promesso di fare nei prossimi giorni in modo da poter agire collettivamente a seguito del nostro grande dibattito, ma oggi non è il momento. Domani la politica e i suoi tumulti riacquisteranno il loro diritto, lo sappiamo tutti, ma il momento non è ancora giunto. Ricordiamoci invece queste ultime ore. Ieri sera, ieri sera, stamattina ognuno ha dato quello che aveva. I vigili del fuoco hanno combattuto eroicamente a rischio della propria vita. La polizia e gli operatori sanitari erano lì, come sempre. I parigini furono confortati. I francesi tremarono, si commossero. Gli sconosciuti piangevano. I giornalisti hanno scritto, gli scrittori hanno sognato, i fotografi hanno mostrato al mondo queste immagini terribili. Sia i ricchi che i meno ricchi hanno donato denaro. In fondo ognuno ha dato quello che poteva, ognuno al suo posto, ognuno nel suo ruolo, e questa sera ve lo dico con forza, noi siamo questo popolo di costruttori. Abbiamo così tanto da ricostruire. Quindi sì, ricostruiremo la Cattedrale di Notre-Dame ancora più bella e voglio che venga completata entro 5 anni. Possiamo, e anche lì ci mobiliteremo. Dopo il tempo della prova verrà quello della riflessione, poi quello dell’azione, ma non confondiamoli.
Non lasciamoci prendere dalla trappola della fretta.
Ho sentito che, come te, conosco tutte le pressioni. Conosco, in un certo senso, il tipo di falsa impazienza che richiederebbe di reagire in ogni momento, di poter dire gli annunci previsti per una determinata data, come se essere alla guida di un paese significasse solo amministrare le cose , e non essere consapevoli della nostra storia, del tempo delle donne e degli uomini. Credo profondamente che spetti a noi trasformare questa catastrofe in un’opportunità per stare insieme, dopo aver riflettuto profondamente su ciò che siamo stati e ciò che dobbiamo essere, per diventare migliori di quello che siamo. Sta a noi ritrovare il filo del nostro progetto nazionale, quello che ci ha reso, che ci unisce, un progetto umano, appassionatamente francese.
Francesi e tutti voi, stranieri che amate la Francia e che amate Parigi, stasera voglio dirvi che condivido il vostro dolore, ma condivido anche la vostra speranza. Ora dobbiamo fare. Agiremo e avremo successo. Viva la Repubblica e viva la Francia”.