Violenti combattimenti sono in corso nel nord della Siria tra le forze del regime e gli jihadisti, che mercoledì hanno lanciato un’offensiva contro i territori controllati dal governo. Questi scontri, i più significativi degli ultimi anni, hanno provocato più di 200 morti.
Il ministero della Difesa siriano ha affermato di trovarsi di fronte ad un “vasto attacco” ancora in corso nella regione di Aleppo. Si tratta degli scontri “più violenti” degli ultimi anni in questo settore, dove la provincia di Aleppo, in mano al regime di Bashar al-Assad, confina con l’ultima grande roccaforte ribelle e jihadista di Idlib, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani Organizzazione (OSDH).
I jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), l’ex ramo siriano della rete Al-Qaeda che controlla quest’ultima roccaforte ribelle nel nord-ovest della Siria, hanno lanciato un attacco con fazioni alleate.
L’ultimo rapporto fornito dall’OSDH parla di 200 morti, per lo più combattenti, ma anche una ventina di civili.
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Un asse strategico bloccato
Gli scontri si svolgono anche nei pressi dell’autostrada che collega Aleppo, la seconda città del Paese, alla capitale Damasco, che i jihadisti stanno cercando di raggiungere per controllare questo asse strategico. Giovedì, secondo l’organizzazione, gli jihadisti e i loro alleati hanno tagliato questa strada vitale.
Oltre al lancio di razzi e all'”intenso fuoco di artiglieria”, l’OSDH ha anche indicato che “l’aviazione russa”, alleata del regime, “ha intensificato i suoi attacchi aerei”, colpendo in particolare i dintorni di Sarmine nella regione di Idlib.
Accordo negoziato nel 2020
La Siria settentrionale ha beneficiato negli ultimi anni di una calma inquieta resa possibile dal cessate il fuoco stabilito dopo l’offensiva del regime nel marzo 2020. La tregua è stata sponsorizzata da Mosca con la Turchia, che sostiene alcuni gruppi ribelli siriani al suo confine.
Il regime siriano ha ripreso il controllo di gran parte del Paese con il sostegno dei suoi alleati russi e iraniani dallo scoppio del conflitto nel 2011, che ha causato più di mezzo milione di morti e milioni di sfollati.
afp/dona
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