L’accordo è entrato in vigore mercoledì 27 novembre alle 4 del mattino ora locale, dopo più di un anno di combattimenti transfrontalieri e due mesi di guerra aperta tra Israele e Hezbollah libanese. L’annuncio di un cessate il fuoco è una buona notizia per il Libano dilaniato dal conflitto e, si spera, fornirà un po’ di tregua ai civili libanesi e israeliani.
Ma anche se i cessate il fuoco possono essere la migliore opzione per ridurre la violenza in tempo di guerra, non sono certamente una panacea, come spiega The Conversation. Ecco cinque domande e preoccupazioni che aleggiano sull’accordo in vigore.
1. Cosa accadrà dopo sessanta giorni?
L'esercito israeliano ha sessanta giorni per ritirarsi gradualmente dal Libano. Ciò consentirebbe, in teoria, a più di un milione di sfollati dal Libano meridionale e a più di 60.000 sfollati dal nord di Israele di tornare a casa. Tuttavia, considerato il lasso di tempo relativamente breve, resta da vedere se i civili trarranno vantaggio dall’opportunità di tornare a casa. Per non parlare del fatto che la distruzione nel sud del Libano è considerevole, il che rende difficile il ritorno delle popolazioni.
Inoltre, anche se Joe Biden ed Emmanuel Macron hanno dichiarato che il cessate il fuoco fornirebbe le basi per un “ripristino sostenibile della calma”, l’accordo non fornisce alcuna indicazione su cosa accadrà alla fine dei sessanta giorni.
2. Il conflitto potrebbe estendersi alla Siria
Una delle disposizioni prevede lo smantellamento di tutte le infrastrutture e gli impianti di produzione di armi non autorizzate nel sud del Libano. L'Iran, il principale sostenitore di Hezbollah, gli fornisce armi attraverso la Siria. Tuttavia, i termini del cessate il fuoco sollevano la possibilità che Israele possa effettuare attacchi aerei in Siria per garantire che le armi provenienti dall’Iran non…
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