A Sintra i banchieri centrali sono ottimisti sul calo dell’inflazione

A Sintra i banchieri centrali sono ottimisti sul calo dell’inflazione
A Sintra i banchieri centrali sono ottimisti sul calo dell’inflazione
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Martedì un sole radioso ha regnato sulle alture di Lisbona. Ma è un’altra causa che ha scaldato il cuore degli investitori. Nel pomeriggio si è svolta una tavola rotonda che ha riunito Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea e Jerome Powell, presidente della Federal Reserve americana. La BCE, che tiene il forum annuale di Sintra dedicato alla politica monetaria, aveva invitato anche Roberto Campos Neto, governatore del Banco Central do Brasil.

Questo vertice è stata l’occasione per questi importanti banchieri centrali di fornire alcune buone notizie sulla lotta contro l’inflazione. “Siamo molto avanti sulla strada della disinflazione”, ha dichiarato Christine Lagarde. Quella stessa mattina, i dati dell’indice dei prezzi al consumo per giugno nella zona euro avevano già confermato la tendenza. I prezzi sono aumentati solo del 2,5% su 12 mesi, rispetto al 2,6% di maggio. E anche l’inflazione core – che esclude i prezzi altamente volatili di energia e cibo – è scesa, dal 2,9% al 2,8%.

Bilancia

Abbastanza per permettere alla francese di dimostrare una certa fiducia, soprattutto di fronte al continuo aumento dei prezzi dei servizi (+4,1% a giugno). “È ovvio che non abbiamo bisogno di avere [en termes d’inflation] servizi al 2% perché i manufatti sono al di sotto del 2% e alla fine ci sarà un equilibrio tra beni e servizi”, ha affermato il presidente della Bce.

Senza però compiacersi: la BCE resterà attenta alla dinamica che spinge questi prezzi verso l’alto, vale a dire gli aumenti salariali. Se i salari aumentassero troppo rapidamente, potrebbero riaccendere le pressioni inflazionistiche. Ma per ora lo scenario di un ritorno all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE nella seconda metà del 2025 rimane rilevante.

Ottimismo

Interrogato a sua volta, il presidente della Federal Reserve americana ha mostrato un ottimismo insolito. Jerome Powell ha ammesso di aver intravisto segnali incoraggianti, sottolineando che i dati di aprile e maggio “suggeriscono che siamo ancora una volta sulla strada della disinflazione”. All’inizio della giornata, dati sulla creazione di posti di lavoro più forti del previsto avevano scosso i mercati obbligazionari.

Ma il banchiere centrale è fiducioso e stima che il mercato del lavoro “non sembra in fase di surriscaldamento e non dovrebbe rappresentare un grosso problema per l’inflazione in futuro”. Non fino al punto, però, di decidere una data per l’attesissimo primo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. Gli investitori contano ora su un primo sollievo in occasione della riunione di politica monetaria di settembre. Mese durante il quale la BCE dovrebbe effettuare il secondo taglio.

Sul mercato obbligazionario, queste prospettive rassicuranti hanno portato ad un allentamento dei rendimenti dei titoli di stato. Soprattutto in Europa, dove i tassi sovrani erano ancora sotto pressione a causa del rischio politico. Il titolo francese a 10 anni ha perso fino a 6 punti base durante la sessione.

I prelievi spingono indietro lo spread francese

Il premio di rischio richiesto dagli investitori per concedere prestiti alla Francia piuttosto che alla Germania ha continuato a scendere martedì. La differenza di tasso (spread) tra i due paesi si è ridotta a 71 punti base (bp) – il livello più basso dal 14 giugno – rispetto ai 74 bp del giorno prima. Gli investitori sono stati rassicurati dai ritiri annunciati nel corso della giornata, che allontanano sempre più la prospettiva di una maggioranza assoluta per i partiti più estremisti. Ma questa ipotesi non è stata del tutto esclusa, il che spiega perché lo spread resta più elevato rispetto a prima dell’annuncio dello scioglimento.

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