Sebbene sia sempre difficile riprendersi da un fallimento, a volte è anche difficile riprendersi dal successo. Questo devono essersi detti Marc Fitoussi, Edgard Grima e Jérôme Bruno quando si sono imbarcati Questa è Parigi!una scintillante epopea scritta per France Télévisions, in cui lo spettatore assiste in tempo reale alla caduta del cabaret parigino Tout-Paris, gestito con due mani sinistre da Gaspard Berthille (Alex Lutz). Dopo il colpo mediatico di Dieci per centodove i tre cineasti erano già all’opera, è difficile sottrarsi ai confronti, anche alle critiche. Uno sport purtroppo molto francese.
Ma, come il loro capo del cabaret, non hanno esitato a rimboccarsi le maniche per imporre questa visione burlesca di un mondo a metà tra Moulin Rouge, Emily a Parigi et Dieci per cento. E se è ovviamente di questa serie che si parla di più, è perché il regista Marc Fitoussi si ispira a ciò che ha fatto il successo dello show che celebrerà il suo decimo anniversario – sì, già – nel 2025, ovvero ospiti prestigiosi che interpretano i propri ruoli (Monica Bellucci, Line Renaud, ecc.) e volti non sconosciuti (Nicolas Maury, geniale nel suo ruolo di arroccato direttore artistico, ma anche Charlotte de Turckheim, irriconoscibile).
Il risultato, tranne forse il primo episodio che è piatto, è all’altezza delle ambizioni. Divertente, visivamente bello e scandito dalla musica originale di Bertrand Burgalat, il tutto promette un intrattenimento ideale per riportare a casa coloro che sono fuggiti dal servizio pubblico per trovare rifugio su Netflix. La parola spetta a Marc Fitoussi, direttore d’orchestra di questa produzione in cui i dialoghi si affiancano ai costumi, ma senza sforzare i muscoli.
Non avevamo assolutamente pensato a questo spettacolo e ci siamo detti: “Ehi, da cosa otterremo? Il dieci per cento?» Certamente, Questa è Parigi! parla del dietro le quinte, quello di un cabaret, come la nostra serie precedente raccontava la storia dietro le quinte di un’agenzia di punta. Possiamo vedere altre somiglianze lì: c’è ovviamente il fatto che sono stato co-sceneggiatore e regista di alcuni episodi di Dieci per centosenza dimenticare Dominique Besnehard e Michel Feller nella produzione e la presenza di Nicolas Maury e Anne Marivin nel casting. Ma sinceramente tutto è nato da questa voglia di raccontare un cabaret alla deriva e come potrebbe ritrovare il suo splendore.
Quando porti sulle spalle un progetto così pesante, il successo di Dieci per cento è una risorsa o un peso?
Mi avvantaggia tanto quanto mi danneggia, e lo sapevo prima ancora che la serie fosse mostrata. È del tutto logico annunciare dal trailer che questa produzione è stata creata dal team di Dieci per centopoiché molti di noi ci hanno lavorato. Da lì sappiamo che i media saranno molto duri nel confronto, o talvolta poco obiettivi. Alcuni preferiranno il nostro spettacolo precedente e altri lo troveranno Questa è Parigi! è meglio. Alla fine a giudicare saranno solo gli spettatori.
Lungo il percorso, ritroviamo la stessa meccanica ultraefficace con ospiti come Monica Bellucci o Line Renaud che interpretano i propri ruoli. In che misura questa logica del casting per episodio ha influenzato la loro scrittura?
Dieci per cento ha aperto la strada a qualcosa di nuovo: non vogliamo più queste serie o film in cui inventiamo star fittizie interpretate da attori e attrici conosciuti. Ora sappiamo che alcune personalità sono pronte a giocare con il proprio nome. Se parliamo di una regina del music-hall e del cabaret, è molto più gustoso poter invitare Line Renaud a interpretare la vera Line Renaud che creare un personaggio di fantasia.
Allo stesso modo mi sembrava impensabile avere Monica Bellucci nel casting e doverla chiamare Ornella Venturini per interpretare la star italiana! Il vantaggio di avere “persone reali” nella finzione si manifesta anche nei dialoghi, dove possiamo citare tanto Angèle quanto Aya Nakamura o Marie-Paule Belle. Sono sicuro che il pubblico adorerà questa incursione nella vita della serie.
Di chi è il vero personaggio principale Questa è Parigi! ? Alex Lutz, il boss del cabaret, è ovviamente centrale, ma gli episodi rivelano una costellazione di microruoli principali.
Volevamo una serie corale che potesse vorticare, cioè passare da un protagonista all’altro, dal direttore del cabaret Le Tout-Paris (Alex Lutz) al suo nuovo direttore artistico (Nicolas Maury), passando per la ballerina Coralie (interpretata di Salomé Dewaels). Alla fine, il protagonista è il cabaret stesso; è la casa che ospita tutti gli eroi perduti di questa produzione.
Più di Dieci per centolo scenario di Questa è Parigi! con questo cabaret in bancarotta ricorda particolarmente L’ultima metropolitana di Truffaut, con Deneuve e Depardieu nel decadente teatro parigino della Seconda Guerra Mondiale…
Mi tocca molto, lo adoro L’ultima metropolitana. E’ un film che mi ha colpito e c’è un collegamento diretto in uno degli episodi. La cosa divertente è che ogni volta che inizio a prepararmi per una ripresa, rivisitare i classici e, alla fine, non ci faccio molto per mancanza di mezzi. Per Questa è Parigi!ad esempio, mi sono immerso nuovamente Vittorio Vittoria di Blake Edwards (1982) perché c’erano sequenze di cabaret fantastiche e sublimi.
Ma questi film da comodino hanno soprattutto un impatto inconscio; è la somma di tutto questo che riaffiora senza calcolo, come Tutti sul palco di Vincente Minnelli (1953) che ha avuto un grande impatto su di me quando ero bambino. Ma quando ci si imbarca in un nuovo progetto, bisogna saper lasciare andare il passato.
La musica è molto importante in Questa è Parigi!e hai affidato a Bertrand Burgalat la scrittura dei brani per questi sei episodi. Era importante lottare contro il rifiuto di alcuni produttori di concedere budget alle colonne sonore delle serie?
Ho sempre amato la musica originale nei film e nelle serie. Ci sono due cose che odio in questo momento: troppi pezzi già conosciuti riutilizzati come riempitivi per dare l’impressione di una serie popolare, e la “sindrome del pad musicale”, dove la melodia è diffusa e impenetrabile; sembra quasi più un sound design che una vera musica.
Lavorare con Bertrand Burgalat, con il quale avevo già collaborato Apparenze (2020), era al contrario la garanzia di musica originale “vecchio stile”, ma decisamente moderna. Il risultato è allo stesso tempo classico, di classe e molto contemporaneo, soprattutto perché è riuscito a soddisfare il mio astronomico bisogno di musica, che si tratti di sigle o brani di spettacoli di cabaret. È stato faraonico!
Infatti è sempre una battaglia far capire alle produzioni che la musica per l’immagine è essenziale. Per non parlare dell’onnipresenza dei supervisori musicali che hanno quasi sostituito i compositori. Si ritiene erroneamente che basti trovare due o tre pezzi noti perché il caso sia chiuso. Questo è falso.
Possiamo aspettarcelo? Questa è Parigi! esportato all’estero?
La serie è già stata venduta per l’Italia [à la Rai, ndlr] e sugli altri canali nazionali. Dovrebbe presto approdare anche su una famosa piattaforma di cui non posso ancora dire il nome!
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