Per l’Unione Europea vanno applicati, per gli Stati Uniti sì “un rifiuto categorico”. Mohammed Deif, capo del braccio armato di Hamas, Yoav Gallant, ex ministro della Difesa israeliano e soprattutto Benjamin Netanyahu, primo ministro dello Stato ebraico, sono oggetto di mandati di arresto emessi dalla Corte penale (CPI) per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
In Israele regna shock e incomprensione. Nessun israeliano riunito giovedì 21 novembre comprende la decisione della giustizia internazionale.
Per i sostenitori dichiarati del Primo Ministro, come Zalman, non ci sono dubbi: Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant sono innocenti, e non sorprende che per questo israeliano-americano la giustizia internazionale non abbia motivo di esistere. “È chiaro che la Corte internazionale di giustizia, come molte organizzazioni internazionali, ha oltrepassato le sue prerogative, Stime Zalman. I giudici pensano che con la globalizzazione siano loro a governare il mondo. Ma ciò che è più importante per me come israeliano arrivato dall’America 40 anni fa è che gli Stati Uniti forniscono sostegno incondizionato a Israele”.
“E alla fine le minacce della Corte internazionale di giustizia non contano loro!”
Zalman, sostenitore di Benjamin Netanyahusu franceinfo
A Itaï non piace Benjamin Netanyahu, che lui soprannomina Bibi, come tutti gli altri qui. Ma anche se, secondo lui, la maggior parte degli israeliani si oppone alla politica del primo ministro, questo non è proprio il problema del momento. “Più in generale, ciò che sta accadendo in tribunale è ingiusto perché stanno solo diffondendo una cattiva immagine di Israele, dice. Questa non è più una questione che ruota attorno a Bibi. Tutto ciò che accade davanti alla Corte penale internazionale è ridicolo, tutto è contro Israele e loro hanno una cattiva percezione di chi siamo”.
Anche Layat, ventenne, non ha votato per Netanyahu. E se il mondo esterno non capisce Israele è perché per lui gli equilibri di potere nella regione sono difficili da comprendere. “Il Medio Oriente è così complicato, ammette. E non possiamo giudicare in base ai valori europei e occidentali. Sta a noi cittadini determinare le responsabilità di quanto accaduto. Dobbiamo giudicare sul posto. La comunità internazionale non è nostra alleata, purtroppo.”
Come la stragrande maggioranza degli israeliani, Layat sostiene le guerre a Gaza e in Libano, che considera esistenziali. E il massacro del 7 ottobre dà, secondo lei, il diritto allo Stato ebraico di sradicare le minacce, qualunque sia il prezzo.