Questo articolo è stato originariamente pubblicato in italiano
A partire dall'inizio del 2023, due uomini avrebbero collaborato con i servizi segreti russi per fornire informazioni di natura sensibile, come la mappatura dei sistemi CCTV nelle città di Milano e Roma
ANNUNCIO
Avrebbero venduto informazioni “sensibile” alla Russia. È l'accusa mossa contro due imprenditori italiani di 34 e 60 anni, specializzati in tecnologia e soci della stessa azienda brianzola.
Il Pubblico Ministero, Alessandro Gobbis, unitamente al Sostituto dell'Antiterrorismo, Eugenio Fusco, e al Procuratore di Milano, Marcello Viola, hanno notificato la conclusione dell'indagine preliminare, svolta dal Ros di Milano, in collaborazione con la sezione criptovalute dell'Antiterrorismo -Falsi Monetari Comando dei Carabinieri di Roma.
L'indagine, alla quale ha collaborato anche l'Aise, l'agenzia italiana di intelligence estera, è iniziata nell'aprile 2024 e, dopo elementi iniziali, ha subito un'improvvisa accelerazione prima dell'estate quando i militari hanno effettuato perquisizioni nelle abitazioni degli indagati, sequestrando dispositivi informatici e documenti.
Il reato di cui sono imputati i due imprenditori è quello di “corruzione di un cittadino da parte di uno straniero”aggravato dall'articolo 270 bis perché commesso con finalità di terrorismo ed eversione.
Le presunte spie italiane avrebbero agito per “simpatie politiche”
I due uomini avrebbero agito “simpatie politiche” e con l’impegno ideologico sposando la causa russa in uno spirito antioccidentale e antiatlantista almeno dall’inizio della guerra in Ucraina. Il motivo economico si riduce per il momento a pagamenti una tantum di qualche migliaio di euro in criptovalute.
In alcuni interventi consultati da Il Fatto Quotidiano e pubblicati giovedì dal quotidiano, si leggono stralci di conversazioni in cui presunti agenti dell'Fsb rivolgono richieste e missioni.
Dall'inizio del 2023 i due accusati “promuovererà la cooperazione con i servizi segreti russi” versare “fornire informazioni di natura sensibile”quali “la mappatura degli impianti di videosorveglianza delle città di Milano e Roma, ponendo particolare attenzione “aree grigie”vale a dire alle zone della città non coperte dalle telecamere o alle “dash cam” installate sui taxi all'insaputa degli stessi tassisti.
Caso Biot: conferma della condanna a 29 anni di carcere
In un altro caso, i giudici della prima sezione della Corte di Cassazione hanno reso definitiva, mercoledì, la condanna a 29 anni e due mesi pronunciata dal ricorso militare contro il capitano di fregata Walter Biot.
L'ufficiale, arrestato dai Carabinieri del Ros il 30 marzo 2021, è accusato di aver venduto informazioni segrete a un funzionario dell'ambasciata russa in cambio di denaro. Per lo stesso caso Biot era stato condannato in primo grado, lo scorso gennaio, dai giudici del tribunale ordinario a 20 anni di reclusione.