Dopo molta procrastinazione, domenica 17 novembre il presidente americano Joe Biden ha annunciato che Washington avrebbe autorizzato Kiev, caso per caso, a utilizzare missili americani a lungo raggio per colpire in profondità la Russia.
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj lo chiede già dalla primavera. L’ex segretario generale dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, il norvegese Jens Stoltenberg, ha deplorato le riserve occidentali sull’uso delle armi fornite a maggio: “Questo lega le mani degli ucraini dietro la schiena e rende loro molto difficile difendersi. »
Sulla possibilità di colpire in profondità il territorio russo con armi occidentali, nonché sulla fornitura di artiglieria nel 2022, di carri armati o aerei nel 2023, gli alleati occidentali si sono mossi a piccoli passi e spesso in ritardo rispetto alle esigenze ucraine. Sempre con il timore di oltrepassare le “linee rosse” fissate da Mosca e di infiammare un conflitto in cui potrebbero essere considerati cobelligeranti.
Ogni sequenza temporale rappresenta il momento in cui l’Ucraina richiede l’accesso ad un’arma o le consente di disporne come desidera, prima che i suoi alleati occidentali accolgano questa richiesta e altri paesi seguano.
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