Gli eredi di Malcolm X hanno intentato una causa da 100 milioni di dollari contro il Dipartimento di Polizia di New York (NYPD) e diverse agenzie federali, accusandoli di aver avuto un ruolo nella campagna per i diritti civili dell’assassinio del leader nel 1965 all’Audubon Ballroom di Washington Heights.
La denuncia, presentata dall’avvocato Ben Crump per conto della famiglia, sostiene che la polizia di New York, l’FBI, la CIA, il Dipartimento di Giustizia e il governo degli Stati Uniti “hanno cospirato per assassinare Malcolm X”. Le accuse includono la deliberata incapacità di fornire protezione nonostante le minacce note, il ritiro della sicurezza la notte dell’assassinio, l’incoraggiamento attivo e l’assistenza nell’assassinio, l’inazione degli agenti presenti e il tentativo di insabbiamento dopo il fatto. “Nonostante fosse consapevole della gravità delle minacce, l’FBI non solo non è riuscita a proteggere Malcolm X, ma ha compromesso attivamente la sua sicurezza arrestando la sua squadra di sicurezza giorni prima della sua eliminazione”, si legge nella denuncia. “Cerchiamo giustizia per l’omicidio di nostro padre e vogliamo che la verità venga registrata nella storia”, ha detto Ilyasah Shabazz, figlia di Malcolm che ha rivelato nel luglio 2023 l’esistenza di un nuovo testimone. Quest’ultimo, in una dichiarazione giurata, afferma di aver visto l’assassino protetto dalla polizia negli istanti successivi all’assassinio. “Mentre cercava di impedire la fuga, ha avuto l’impressione che la polizia di New York stesse cercando di aiutare l’assassino a fuggire”, ha riferito Crump. La polizia di New York e l’FBI hanno rifiutato di commentare la denuncia, mentre il dipartimento legale di New York City ha affermato che stava “esaminando la questione”.
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