“House of the Dragon”: una stagione 2 che mantiene le promesse?

“House of the Dragon”: una stagione 2 che mantiene le promesse?
“House of the Dragon”: una stagione 2 che mantiene le promesse?
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Il seguito dello spin-off “Il Trono di Spade” continua a fare miracoli nel perpetuo traboccare dell’intimo nell’epico, dell’umano nel geopolitico e del tragico nel guerriero. Uno spettacolo per il ritorno più atteso dell’anno.

Per chi non ha riempito la fine della prima stagione, uscita quasi due anni fa, i primi minuti della seconda stagione di Casa del Drago avrà senza dubbio l’aria di una storia di controllo a sorpresa. Tra la profusione di personaggi e fazioni, la pletora di toponimi dalle evocazioni dolcemente poetiche, i giochi sibillini di alleanza e il diluvio di cognomi dalla confusa prossimità (Rhaenyra, Rhaena, Rhaenys, Daemon, Aemond e Aegon sono infatti nomi di personaggi e non variazioni in latino), la serie non entra particolarmente nella pedagogia e ci lancia in media res dove ci aveva lasciato due anni prima: sull’orlo di una guerra fratricida tra i Targaryen, l’illustre stirpe di sovrani incentrata su draghi, incesto e capelli ossigenati.

È questo lo spin-off di Game of Thrones, lanciato tre anni dopo il finale della sua serie Matrix, non scende a compromessi con la radicalità del suo progetto: la cronaca a lungo termine, dai suoi oscuri inizi allo scatenamento della violenza, di una guerra civile e familiare che getta il regno di Westeros nel caos , con tutto ciò che implica intrighi di corte, conflitti aperti, draghi sputafuoco e tragedie intime.

Aridità e realismo del carbonio

Dove sono le ultime stagioni di Game of Thrones si perdono in una logica di semplificazione un po’ sconcertante, come se volessero sbrogliare una storia diventata straordinaria, e concentrano la loro forza d’attacco sulle scene di battaglia Sopra la cima, Casa del Drago si è riconnesso con l’aridità e il realismo carboncino di a fantasia oscura in luoghi poco spettacolari, spesso impegnativi, interamente dedicati allo sviluppo dei suoi personaggi finemente scritti (e per la maggior parte magistralmente interpretati).

Una deflazione degli effetti pirotecnici (anche se la serie riserva alcune sequenze visivamente sbalorditive) e un inasprimento della posta in gioco che hanno vanificato le nostre aspettative, abbastanza caute, di realizzare Casa del Drago una vera sorpresa, mantenendo un percorso antiepico abbastanza radicale, audace, allettante, a volte cancellante, spesso sconvolgente. Era tanto forte quanto inaspettato. Sospinta dal suo pubblico eccezionale (ha segnato il miglior inizio per una serie HBO, riunendo 9,98 milioni di telespettatori americani per il suo primo episodio nel 2022), la serie torna in forze per una seconda stagione che costituisce già l’evento seriale dell’estate.

Se i primi due episodi, non avari di informazioni, si rivelano opachi per i motivi sopra citati, soprattutto dopo due anni di assenza, la scrittura, densa ma finemente realizzata, ritrova abbastanza rapidamente la sua velocità di crociera, e ci permette di riattaccare. i carri.

Due donne, rami divisi dello stesso vasto albero genealogico, un tempo amiche intime

È soprattutto ai personaggi che ci aggrappiamo, e al remoto conflitto tra Rhaenyra (Emma D’Arcy), figlia del defunto Viserys, ultimo legittimo sovrano di Westeros, e Lady Alicent (Olivia Cooke), moglie dello stesso Viserys e madre del giovane re Aegon, appena incoronato e la cui questione della sua legittimità a governare è al centro della guerra imminente. Due donne, rami divisi di uno stesso vasto albero genealogico, un tempo amiche intime (se non di più), che un susseguirsi di tragedie hanno trasformato in nemici inconciliabili, inflessibili signori della guerra alimentati da un odio al limite della follia.

Il lutto, la riconciliazione impossibile di una famiglia spezzata dai segreti e dall’esercizio del potere, l’odio congenito che si nutrono tra loro quelli della stessa stirpe, l’amore, nonostante tutto, in mezzo a questo denso letame e a tutto il sangue versato: è nel perpetuo traboccare dell’intimo sull’epico, dell’umano sul geopolitico, del tragico sul guerriero che Casa del Drago fa miracoli.

Ancora una volta, è meno colpi di soldi, eppure molto suggestivi (come il valzer dei draghi), o le poche enfasi della messa in scena (anch’esse molto riuscite) che sono il vero sale della serie, ovvero i confronti, a volte soffocanti, a volte nebbiosi, tra personaggi sull’orlo della rottura , negli oscuri passaggi di tetri castelli. Ci auguriamo che, precipitandosi verso l’estate, questa seconda stagione mantenga questa rotta e soccomba il meno possibile a una logica inflazionistica che potrebbe rischiare di snaturarla.

Casa del Drago stagione 2 di George R. R. Martin e Ryan Condal, con Emma D’Arcy, Olivia Cooke, Matt Smith… Su Max dal 17 giugno.

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