Israele continua a bombardare il sud di Beirut. Uno sciopero ha preso di mira giovedì 14 novembre la periferia sud di Beirut, dopo un nuovo appello all'evacuazione pubblicato dall'esercito israeliano per le zone di Chouaifat Al-Omrousiya e Al-Ghobeiry. Da martedì, almeno sei serie di attacchi hanno preso di mira la periferia sud della capitale libanese, uccidendo almeno otto persone. “Non cessate il fuoco, non molleremo e non permetteremo alcun accordo che non includa il raggiungimento degli obiettivi della guerra, e in particolare il diritto di Israele ad agire da solo contro qualsiasi attività terroristica”, ha avvertito martedì il nuovo ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. Segui il nostro live streaming.
Soldati israeliani nel mirino di Hezbollah. Il movimento islamista libanese ha dichiarato, nella notte, di aver lanciato missili contro i soldati israeliani nel nord di Israele, poco dopo aver rivendicato un altro attacco contro le truppe dello Stato ebraico schierate nel sud del Libano. Mercoledì l'esercito israeliano ha annunciato la morte di sei soldati nel sud del Libano, portando a 47 il numero dei soldati caduti nei combattimenti con Hezbollah.
Israele accusato di “crimine di guerra”. L’ONG Human Rights Watch stima, in un rapporto pubblicato giovedì 14 novembre, che i ripetuti ordini di evacuazione da parte dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza portano a sfollamenti forzati della popolazione, che rientrano nell’ambito della “crimine di guerra di trasferimento forzato”. Secondo l'associazione “Anche le azioni di Israele sembrano rientrare nella definizione di pulizia etnica” nelle aree dove l’esercito ha ordinato ai palestinesi di andarsene e dove non potranno ritornare.
Il capo dell'AIEA ha ricevuto il benvenuto a Teheran. Il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi, è stato ricevuto giovedì dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, ex capo negoziatore di Teheran nei colloqui sul nucleare. Dovrà tenere altri colloqui alle alte sfere dell'Iran, visti come una delle ultime occasioni di diplomazia prima del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che aveva ristabilito pesanti sanzioni contro Teheran durante il suo primo mandato.