“Non ammetto la mia colpa, sono innocente”: in Russia 5 anni di carcere per un pediatra per aver criticato l’esercito in consultazione

“Non ammetto la mia colpa, sono innocente”: in Russia 5 anni di carcere per un pediatra per aver criticato l’esercito in consultazione
“Non ammetto la mia colpa, sono innocente”: in Russia 5 anni di carcere per un pediatra per aver criticato l’esercito in consultazione
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L’accusa aveva chiesto sei anni di reclusione, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione della signora Bouïanova, che aveva dichiarato alla corte la sua innocenza.

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“Non ammetto la mia colpa, sono innocente”, ha detto, in lacrime, prima dell’inizio di una precedente udienza. “Niente di tutto questo è vero.”

Questo caso illustra la spietata repressione contro le voci critiche, reali o presunte, dell’offensiva su larga scala dell’esercito russo contro l’Ucraina ordinata nel febbraio 2022 dal presidente Vladimir Putin.

Aumentano gli arresti per spionaggio, tradimento, sabotaggio, estremismo o per semplice critica all’esercito, con il risultato di pene detentive molto pesanti per gli imputati, spesso vittime di denunce.

Calvario giudiziario

Per Nadejda Bouïanova il calvario è iniziato il 31 gennaio scorso quando la ha denunciata la compagna di un soldato disperso al fronte in Ucraina, Anastassia Akinchina, 34 anni.

Questa madre di un bambino di sette anni in cura dalla signora Bouïanova ha accusato il pediatra di averle detto durante una conversazione privata che suo marito scomparso in Ucraina “era un obiettivo legittimo” per le forze armate ucraine e che “la Russia era un paese aggressore e ha attaccato i civili ucraini.

Versione smentita da Nadejda Bouïanova che ha descritto la signora Akinchina come “una persona dal carattere instabile”, uscita “nervosa e infelice” da una visita per curare l’orzaiolo di suo figlio.

A seguito di queste accuse, la pediatra è stata immediatamente licenziata e ha avuto solo dieci minuti, dice, per fare le valigie e lasciare l’ospedale in cui aveva lavorato per quattro anni.

Ma il suo incubo era lungi dall’essere finito: è stata incriminata a febbraio e detenuta ad aprile per “aver diffuso false informazioni” sull’esercito russo, presumibilmente motivate da “odio etnico”.

Nadezhda Buïanova vive in Russia da trent’anni ma è nata a Lviv, una grande città dell’Ucraina occidentale, considerata in Russia il bastione del nazionalismo ucraino.

“Che odio potrei provare? Sono legata a tre popoli slavi: Russia, Bielorussia, Ucraina”, si è difesa la settimana scorsa davanti al tribunale la pediatra, prima di scoppiare in lacrime e di sottolineare la mancanza di “prove” contro di lui.

I colleghi di Nadezhda Buïanova hanno lanciato una petizione online per chiedere sostegno. Il suo licenziamento è stato annullato a luglio da un tribunale di Mosca, senza che ciò avesse alcuna incidenza sul procedimento penale.

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