Aumentano i venti contrari sui prezzi del petrolio
I prezzi del petrolio si sono stabilizzati per due mesi dopo aver toccato il minimo di oltre un anno all’inizio di settembre. I prezzi del petrolio sono da un lato sotto pressione a causa dell’imminente aumento della produzione dell’OPEC+ e delle deludenti statistiche economiche in Cina e dall’altro sostenuti dalle tensioni geopolitiche.
Il cartello petrolifero ha annunciato un cambio di strategia durante l’estate, preferendo ora conquistare quote di mercato piuttosto che sostenere i prezzi a tutti i costi. Tuttavia, l’OPEC+ ha rinviato di due mesi il previsto aumento della produzione per evitare di peggiorare il calo dei prezzi. Nonostante questo ritardo, il gruppo prevede un aumento graduale di 180.000 barili al giorno ogni mese da ottobre 2024 a settembre 2025.
In Cina, le pubblicazioni economiche continuano a deludere, in particolare quelle sui consumi. Le vendite al dettaglio continuano a crescere lentamente e meno della produzione, peggiorando lo squilibrio nella seconda economia mondiale. La Cina sta quindi flirtando con la deflazione da più di un anno e le recenti misure di sostegno non dovrebbero, o molto poco, sostenere la domanda interna.
D’altro canto, i prezzi del petrolio continuano ad essere sostenuti dalle crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente, in particolare tra Israele e Iran. Tuttavia, gli operatori del mercato sembrano credere che il nuovo presidente americano riuscirà a trovare accordi di pace in Ucraina e in Medio Oriente. Se così fosse, il premio associato all’incertezza geopolitica dovrebbe diminuire in modo significativo, il che provocherebbe un ulteriore impulso al ribasso sui prezzi del petrolio.