Il tartufo bianco, l’oro d’Italia minacciato dalle devastazioni del clima

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Nel profondo di una fitta foresta del Piemonte italiano, la caccia al tartufo bianco d’Alba è in pieno svolgimento. Emozionati, i cani zigzagano e scavano la terra. Ma questo tesoro culinario sta diventando sempre più raro, minato dai cambiamenti climatici.

“Vai a vedere! Dov’è lei? ». Carlo Marenda, tartufaio nel tempo libero, chiama Gigi, di sette mesi, e Buk, di 13 anni, incroci tra Spinone e Lagotto Romagnolo, noti per il loro finissimo olfatto.

Sul terreno fangoso, le foglie autunnali scricchiolano sotto il peso degli stivali. Sotto un pittoresco vigneto collinare, non lontano da Alba, i sentieri si snodano lungo il Rio della Fava, attraversando terreni umidi adatti alla crescita di questo «o bianco».

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Carlo Marenda e i suoi cani Buk e Gigi alla ricerca di tartufi in un bosco a Barolo, vicino ad Alba, 1 novembre 2024 / MARCO BERTORELLO / AFP

Ricercato da buongustai e chef stellati di tutto il mondo, il tartufo bianco d’Alba, il più pregiato al mondo, è un fungo sotterraneo che cresce in simbiosi con alcuni alberi attaccandosi alle loro radici.

Il suo profumo intenso e raffinato, una miscela di fieno, aglio e miele, permette ai cani da caccia di individuarlo fino ad un metro di profondità.

Introdotto alla ricerca del tartufo all’età di cinque anni da un amico di famiglia, Carlo Marenda, 42 anni, ha fondato l’associazione nel 2015 «Salviamo il tartufo» (Salviamo il tartufo), al fianco di Edmondo Bonelli, ricercatore di scienze naturali.

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Un cercatore di tartufi mette in mostra un grande tartufo bianco trovato a Barolo, vicino ad Alba, il 29 ottobre 2024 / MARCO BERTORELLO / AFP

E’ un solitario «trifulau» ottantenne, Giuseppe Giamesio, detto «Nota»ultimo discendente di una famiglia con una tradizione centenaria del tartufo, che gli ha lasciato in eredità i propri cani e il proprio sapere prima della sua morte nel 2014.

Il messaggio di «maestro» sotto forma di testamento: “Se vogliamo evitare la scomparsa del tartufo dobbiamo tutelare le foreste, smettere di inquinare i corsi d’acqua e piantare nuovi alberi da tartufo”.

Dieci anni dopo, grazie alle donazioni e al sostegno di alcuni viticoltori, l’associazione piantò nelle colline delle Langhe più di 700 alberi da tartufo, tra cui pioppi, querce e tigli.

L’eredità di Notu

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Carlo Marenda e il suo cane Buk davanti alla loro Fiat Panda 4X4 a Treiso, vicino Alba, il 29 ottobre 2024 / MARCO BERTORELLO / AFP

“Notu mi ha trasmesso la sua passione per la ricerca del tartufo e la conservazione degli alberi”confida Carlo Marenda, scendendo dalla sua Fiat Panda 4X4 grigio metallizzato, l’auto preferita dai cercatori di tartufi.

In 30 anni le superfici vocate al tartufo bianco in Italia sono diminuite del 30%, lasciando progressivamente il posto a vigneti più redditizi, ma anche a noccioleti.

Le colline delle Langhe forniscono una grande quantità di nocciole al colosso del cioccolato Ferrero, fondato nel 1946 ad Alba, una piccola e prospera cittadina di 30.000 abitanti.

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Vigneti a perdita d’occhio nelle Langhe albesi, 23 ottobre 2024 / MARCO BERTORELLO / AFP

Ma la principale minaccia per il tartufo bianco, la cui raccolta è stata classificata nel 2021 patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO, è il cambiamento climatico.

Il riscaldamento globale, la siccità, la deforestazione e le improvvise variazioni di temperatura sono tutti fattori che stanno indebolendo l’habitat naturale di questo fungo.

Per sopravvivere il tartufo ha bisogno di freddo e umidità. Tuttavia, all’inizio di novembre, il termometro è salito a 20 gradi. “Con il prolungamento dell’estate la produzione cala”déplore Carlo Marenda.

Aumento dei prezzi

Il raccolto, che va da ottobre a fine gennaio, si sta accorciando. E nell’attesa del grande freddo e della neve, “l’aroma dei tartufi non è ancora al 100% e si conservano meno a lungo”.

Anche gli effetti delle forti piogge delle ultime settimane possono essere dannosi: “Se c’è poca acqua il tartufo non cresce. Se sono troppi marcisce”.

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Carlo Marenda tiene in braccio un piccolo tartufo bianco trovato dal suo cane Buk in un bosco a Treiso, vicino Alba, 29 ottobre 2024 / MARCO BERTORELLO / AFP

Allertato dal suo cane Buk, si accovacciò a terra per raschiare delicatamente la terra con una stretta vanga ed estrarre un tartufo di dimensioni piuttosto modeste.

Il tartufo bianco, una specie in via di estinzione? “Non in questo momento.” Ma se non agiamo, rischia di diventarlo.”stima Mario Aprile, presidente dell’Associazione piemontese dei ricercatori del tartufo.

“Il tartufo bianco non può essere coltivato, a differenza di quello nero. Senza alberi non ci sono tartufi. Li piantiamo per ricostruire la biodiversità”.

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Tartufi bianchi in vendita alla grande fiera di Alba, 1 novembre 2024 / MARCO BERTORELLO / AFP

Di fronte all’esplosione della domanda e all’offerta limitata, il tartufo bianco viene scambiato a prezzi elevati, raggiungendo quest’anno i 4.500 euro al chilo alla grande fiera di Alba che si concluderà l’8 dicembre.

Due tartufi “Gemelli” del peso totale di 905 grammi, ritrovati da Mario Aprile, sono stati venduti domenica per 140.000 euro a un magnate della finanza di Hong Kong durante la tradizionale asta di beneficenza di Alba.

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