ll 4 novembre Kamel Daoud ha vinto il premio Goncourt per il suo romanzo Orepubblicato da Gallimard. Il premio letterario francese più prestigioso va così per la prima volta a uno scrittore algerino, residente in Francia dal 2023. L’opera, ambientata durante il “decennio nero” (1991-2002), periodo di guerra civile tra le popolazioni algerine governo e delle forze islamiche, Philippe Claudel, presidente dell’Accademia Goncourt, ha dichiarato, al ristorante Drouant, che stava mostrando “quanta la letteratura, nella sua alta libertà di auscultazione della realtà, nella sua densità emotiva, traccia accanto al racconto storico di un popolo, un altro percorso della memoria”.
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Kamel Daoud, nato nel 1970 a Mesra, nella regione di Mostaganem, nel nord-ovest dell’Algeria, è una figura nota nel dibattito pubblico francese, intervenendo spesso sulla questione della laicità, dell’islam e dell’islamismo. Se è un collaboratore di Punto dal 2014 è anche una presenza fissa sulle pagine di Mondo. La storia delle sue apparizioni dipinge il ritratto di un uomo la cui opera è fatta di un perpetuo andirivieni tra realtà e finzione, letteratura e giornalismo, Francia e Algeria…
La prima volta che il suo nome appare nel quotidiano serale, il 6 febbraio 2003, già si parla dell’ambiguità dei rapporti tra i due Paesi. L’allora ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, ha appena lanciato l’anno culturale dell’Algeria in Francia. In un forum congiunto, una decina di intellettuali e attivisti, tra cui Danielle Mitterrand, presidente della Fondazione France Libertés, Robert Ménard, allora segretario generale di Reporter Senza Frontiere, e Kamel Daoud, vogliono qualificare la gioia: “L’Algeria che vogliono presentarci è un’Algeria civilizzata, inventato, un sogno Algeria. L’Algeria in carne e ossa, l’Algeria mutilata, che soffre, ci resterà nascosta. spiegano, all’indomani del “decennio nero”.
All’epoca giornalista presso Quotidiano di Orano, dove si impegna in dure critiche al presidente Abdelaziz Bouteflika, Kamel Daoud diventa una delle voci della società civile stimate dal Il mondo. Il 17 luglio 2007, pochi giorni dopo la visita del presidente Nicolas Sarkozy in Algeria, Florence Beaugé, specialista del mondo arabo, analizza la stranezza della (recente) buona intesa tra le due nazioni e cita questo “giovane editorialista” che assicura che Nicolas Sarkozy lo sia “forse l’amico di Bouteflika, ma non l’amico di tutti e ancor meno l’amico dei genitori degli immigrati o dei richiedenti il visto”.
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