Gli Stati Uniti cambieranno senza dubbio radicalmente la loro politica ambientale e interromperanno i prossimi vertici sul clima.
Pubblicato il 06/11/2024 18:33
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Uno scettico sul clima alla Casa Bianca. Martedì 5 novembre Donald Trump è stato rieletto presidente degli Stati Uniti. Una minaccia ai negoziati e alle politiche globali sul clima cinque giorni prima dell’inizio della COP29 in Azerbaigian.
Il futuro presidente non ha mai nascosto il suo scetticismo sul clima. Il riscaldamento globale è un “scherzo” secondo il presidente eletto impegnato a rilanciare l’estrazione petrolifera negli Stati Uniti: “Faccio questa promessa al grande popolo americano: metterò fine alla devastante crisi inflazionistica e abbasserò il costo dell'energia. Trivellaremo, tesoro, trivelleremo!”
Altre promesse includono la fine delle normative sulle emissioni inquinanti delle automobili e la fine degli standard per limitare le emissioni delle centrali elettriche a carbone. Il tutto uscendo dall'accordo di Parigi, come durante il suo primo mandato. Gli Stati Uniti, il secondo maggiore produttore di gas serra al mondo, non rispetteranno più gli obiettivi globali di limitazione del riscaldamento, il che rischia di pesare sui negoziati della COP in Azerbaigian che si aprirà l’11 novembre.
“La netta vittoria di Donald Trump crea un clima di incertezza molto significativo sui negoziatianalizza Lola Vallejo, dell'Istituto per lo sviluppo sostenibile e le relazioni internazionali. Il tema davvero all’ordine del giorno quest’anno è la questione dei finanziamenti per il clima, vale a dire quale sforzo di solidarietà possiamo fare con i paesi in via di sviluppo. Il fatto che tutti i paesi siano paralizzati dall’annuncio dell’amministrazione Trump rappresenta un rischio significativo e sarà molto negativo”. Lola Vallejo, invece, non crede ad un effetto contagio con altri paesi che uscirebbero dall'accordo di Parigi o rivedrebbero significativamente al ribasso le loro ambizioni.
I sostenitori dell’ambiente sono sgomenti per l’esito di queste elezioni. “Questa è una pessima notizia”reagisce il Climate Action Network che, tuttavia, ridimensiona la portata di queste elezioni. Innanzitutto sono i team di Joe Biden che parteciperanno alla COP29 in Azerbaigian e poi Donald Trump non fa da solo la politica climatica globale. “Di per sé, intorno al tavolo ci sono tutti gli altri Statiricorda Gaïa Febvre, responsabile delle questioni internazionali del Climate Action Network. Negli Stati Uniti, alcuni stati progressisti, città ma forse anche imprese diranno che è importante rispettare l’accordo di Parigi. Sono tutte queste sacche di resistenza che si creeranno e a cui dovremo prestare attenzione”.
La Climate Action Network invita l’Unione Europea e la Francia a prendere parte a questa “resistenza”. Per il momento non vi è alcuna reazione da parte della ministra dell'ecologia Agnès Pannier-Runacher, responsabile in particolare dei negoziati sul clima.