Eli Feldstein, portavoce dell'ufficio del primo ministro israeliano, è stato identificato domenica come il principale sospettato in un caso di fuga di documenti riservati, in seguito alla parziale revoca del segreto dell'indagine da parte del tribunale di Rishon Lezion. 32 anni, questo ex ufficiale dell'unità portavoce dell'IDF è accusato di aver divulgato informazioni altamente sensibili ai media europei, in particolare riguardanti i negoziati sugli ostaggi. Secondo la corte queste fughe di notizie “avrebbero potuto pregiudicare la capacità dei servizi di difesa di raggiungere l'obiettivo di liberare gli ostaggi”.
Nonostante i tentativi di Netanyahu di prendere le distanze dalla vicenda, diversi media riferiscono che Feldstein operava di fatto come impiegato dell'ufficio del primo ministro da un anno, sebbene non avesse superato il test del poligrafo necessario per ottenere l'autorizzazione di sicurezza richiesta.
I documenti trapelati sarebbero serviti come base per articoli del Jewish Chronicle di Londra e del quotidiano tedesco Bild, che suggerivano che Hamas stesse deliberatamente prolungando i negoziati come forma di guerra psicologica contro Israele. Queste pubblicazioni, poiché ampiamente screditate, sembravano servire le posizioni di Netanyahu nei negoziati.
L'opposizione israeliana, attraverso Yaïr Lapid, accusa il primo ministro di incompetenza o di complicità in “uno dei più gravi reati contro la sicurezza”. L'Hostage Families Forum ha affermato che le rivelazioni “indicano che l'entourage del Primo Ministro ha agito in un modo tale da mettere in pericolo la sicurezza nazionale nel tentativo di ostacolare il ritorno degli ostaggi”.
Gli investigatori stanno esaminando quattro aspetti distinti: la fuga di documenti top-secret, l'accesso non autorizzato a riunioni sensibili, la negligenza nel trattamento di documenti riservati e l'uso di questi documenti per influenzare l'opinione pubblica sull'accordo sugli ostaggi.
