Elezioni presidenziali americane: Israele, Gaza, Libano… Cosa potrebbe succedere in Medio Oriente se venissero eletti Donald Trump o Kamala Harris?

Elezioni presidenziali americane: Israele, Gaza, Libano… Cosa potrebbe succedere in Medio Oriente se venissero eletti Donald Trump o Kamala Harris?
Elezioni presidenziali americane: Israele, Gaza, Libano… Cosa potrebbe succedere in Medio Oriente se venissero eletti Donald Trump o Kamala Harris?
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l'essenziale
Cosa propongono la democratica Kamala Harris e il repubblicano Donald Trump sulle guerre in Medio Oriente?

Donald Trump: sostegno incondizionato a Israele venato di ambiguità

Sul conflitto israelo-palestinese Trump rivendica un primato che considera storico con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e lo spostamento dell'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.

Ha riconosciuto anche la sovranità israeliana sulle alture di Golan, ma sono soprattutto gli accordi di Abraham, la normalizzazione tra Israele e diversi paesi arabi, che considera uno dei suoi più grandi successi diplomatici.

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Trump critica duramente la gestione di Joe Biden, che accusa di aver “tradito” Israele. Dopo gli attentati di Hamas del 7 ottobre 2023, ha riaffermato il suo sostegno “totale e incondizionato” allo Stato ebraico.

Tuttavia, le sue recenti dichiarazioni hanno talvolta sorpreso, in particolare quando ha descritto Hezbollah come “molto intelligente” o ha criticato Benjamin Netanyahu. Promette inoltre di ripristinare le sanzioni contro l’Iran e di aumentare il sostegno militare a Israele, limitando al contempo gli aiuti umanitari ai palestinesi.

Kamala Harris: il difficile equilibrio tra sostegno a Israele e protezione dei civili

Facendo eco, ancora una volta, a Joe Biden, Kamala Harris ha continuamente ribadito il suo “incrollabile sostegno” a Israele e alla sua sicurezza. In un anno, il Paese ha speso quasi 18 miliardi di dollari per aiutare lo Stato ebraico. Fortemente criticata anche dal suo elettorato per questa posizione di principio, la vicepresidente ha tuttavia dichiarato di voler porre fine alla guerra a Gaza e in Libano in cambio della liberazione degli ostaggi israeliani.

Ma non sono stati comunicati dettagli sul progetto di cessate il fuoco, al quale lei afferma di lavorare “instancabilmente” accanto al presidente americano. Verrebbe preso in considerazione un piano per il ritiro graduale delle truppe israeliane dalle aree popolate della Striscia di Gaza. Mostrandosi più empatica dell'attuale inquilino della Casa Bianca, la candidata ha espresso la sua “preoccupazione” per le morti di civili nell'enclave palestinese e per la situazione umanitaria e la distruzione che considera “catastrofiche”.

“Non resterò in silenzio”, ha promesso, dichiarandosi più volte a favore della soluzione a due Stati.

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