La carriera di Houde è iniziata alla radio di Montreal quando aveva 18 anni, insieme al suo defunto fratello Paul. Quest’ultimo era un colosso dell’industria radiotelevisiva del Quebec, più grande di lui di tre anni e morto lo scorso marzo in seguito a complicazioni derivanti da un intervento chirurgico al cervello.
Inizialmente desideroso di intraprendere la carriera di dottore commercialista, Pierre Houde ha poi cambiato idea e ha invece completato gli studi di marketing. Lavorando per una stazione radio musicale nei fine settimana e parlando di sport tra una canzone e l’altra, Houde ha attirato l’attenzione di un produttore di Radio-Canada. È stato ingaggiato dalla rete televisiva nazionale francofona per descrivere gli eventi di canottaggio, canoa e kayak ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984.
Houde fu quindi una rivelazione, cercando di raccontare storie di interesse umano oltre a descrivere le razze e recitare le solite statistiche. Il suo talento non passò inosservato e, nel 1989, la RDS lo assunse.
Nel corso di una carriera che va sempre più rafforzandosi, Houde ha descritto dozzine di round dei playoff della Stanley Cup e della finale della Stanley Cup 12 volte. Dal 1993 ha anche descritto le gare di Formula 1 per RDS e ha partecipato alla trasmissione televisiva di 13 edizioni dei Giochi Olimpici, tra cui quest’estate a Parigi nel ruolo di conduttore in prima serata della rete.
È stato l’hockey olimpico a regalare a Houle il suo momento più esilarante come descrittore, quando Sidney Crosby ha segnato il “golden goal” che ha aiutato la squadra canadese a vincere la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici del 2010 a Vancouver.
“Anche se mi piacerebbe avere ricordi di questa portata legati ai Canadien, e ci sono molte partite dell’Habs di cui potrei parlare, quel gol a Vancouver è stato così importante per tante ragioni”, ha spiegato.
“Quando ho descritto l’obiettivo di Sidney, ho smesso di parlare perché volevo che le persone nei loro salotti si godessero il momento senza che io le interrompessi. Questo è il momento più importante che mi viene in mente. »
Houde ritiene che esista un denominatore comune tra tutti gli sport che descrive, estivi o invernali.
“La base è sempre: ‘Dov’è la trama drammatica, il fattore umano, qual è la realtà che si svolge davanti a noi?’ Tutto sta nel fatto che questi sono esseri umani che competono dal vivo, cercando di essere i migliori in quello che fanno. L’hockey è qualcosa in cui devi essere mezzo secondo avanti rispetto a ciò che accadrà, altrimenti è già certo che arriverai in ritardo. »