L’amministrazione Biden sta aumentando la pressione sul governo israeliano affinché soddisfi le richieste riguardanti la crisi umanitaria a Gaza.
Se Israele non soddisfacesse le richieste americane entro il 13 novembre, Joe Biden potrebbe sospendere l’assistenza militare a Israele, secondo un funzionario americano intervistato da Axios.
Sebbene questa minaccia di sospensione sia stata finora evitata, il sostegno a questa opzione sta crescendo all'interno del Dipartimento di Stato, precisa il funzionario in questione.
In ottobre, il segretario di Stato americano Anthony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin hanno presentato alle loro controparti israeliane un ultimatum, chiedendo a Israele di migliorare le terribili condizioni umanitarie nell’enclave.
Secondo Axios, Blinken ha ribadito queste richieste durante il suo ultimo viaggio in Israele la scorsa settimana. Durante una conferenza stampa ha ricordato che “l'invio di camion a Gaza non era sufficiente”; è essenziale che le risorse siano effettivamente distribuite.
I diplomatici statunitensi esprimono preoccupazione anche per gli attacchi israeliani contro edifici residenziali. Un recente bombardamento nel nord di Gaza ha provocato la morte di numerosi civili, compresi bambini, scatenando le proteste del Dipartimento di Stato.
Sono emerse critiche anche su una nuova legge israeliana che vieta l'azione dell'agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti ai profughi palestinesi (UNRWA) sul suolo israeliano.
Secondo quanto riferito, il ministro israeliano per gli affari strategici Ron Dermer sta redigendo la risposta ufficiale alla lettera di Blinken e Austin, che dovrebbe essere consegnata dopo le elezioni presidenziali americane, i cui risultati probabilmente influenzeranno il contenuto della risposta.
Pressioni sulla Cisgiordania
Allo stesso tempo, Blinken e il segretario al Tesoro americano Janet Yellen hanno invitato Israele a estendere per un altro anno l’attività di corrispondenza tra le banche israeliane e palestinesi in Cisgiordania, in una dichiarazione congiunta rilasciata giovedì.
Lo stesso giorno, il Ministro delle Finanze israeliano, esponente di estrema destra Bezalel Smotrich, ha firmato una proroga di un mese dell’accordo consentendo questa corrispondenza, poche ore prima della scadenza prevista dell’accordo.
“Gli Stati Uniti hanno chiarito che la stabilità economica in Cisgiordania è essenziale per la sicurezza israeliana e palestinese”, si legge nella dichiarazione. “Purtroppo la brevissima durata di questa proroga crea un’altra crisi imminente da qui al 30 novembre”, aggiunge, precisando che ciò aggrava “l’incertezza per le banche internazionali, le aziende israeliane che operano in Cisgiordania e, soprattutto, per i comuni palestinesi che sono i più colpiti da questa incertezza.”
L'economia palestinese fa molto affidamento sui rapporti delle banche con le loro controparti israeliane per elaborare le transazioni effettuate in shekel, poiché l'Autorità Palestinese non ha una propria valuta.
In passato gli Stati Uniti avevano pensato di sanzionare Smotrich per le sue politiche particolarmente drastiche contro i palestinesi, ma finora si sono astenuti dal compiere questo passo drastico.