Dopo un’estate impegnativa premiata con una medaglia d’argento olimpica, l’inizio della stagione NBA di Victor Wembanyama ha suscitato molte aspettative. Un anno 2 che segue una stagione da rookie mostruosa e storica, ma che – per il momento – lascia piuttosto perplessi. Facciamo il punto.
Le partite degli Spurs al momento si contano solo a 4. Un minuscolo campione di un insieme molto più vasto che è la stagione regolare, ma che già ci permette di osservare, in modo freddo, cartesiano, la forma statistica di certe persone. E per Victor Wembanyama, che tutti gli osservatori, il pubblico e gli avversari aspettavano dopo aver scosso tutte le certezze che il basket aveva nella sua stagione da rookie, restiamo affamati di più.
Per 4 partite, Wemby ha registrato 16,5 punti, 11 rimbalzi, 2,3 assist, 2,8 stoppate e 3,8 palle perse in 30,3 minuti di gioco Dall’inizio della stagione degli Spurs, di fronte ai Mavericks, abbiamo sentito che qualcosa non andava. Fisicamente Vic’ sembra duro in certe sequenze, adotta una postura che lascia intravedere una forma di stanchezza. La percentuale al tiro non è buona (5/18), ma nel gioco ritroviamo il giocatore che era l’anno scorso: movimenti intelligenti, ricerca della mossa giusta per rendere la vita più facile ai compagni… Ricordiamo però soprattutto il suo scarso forma offensiva, soprattutto dietro la linea dei 3 punti (1/8). Alla domanda sulla sua forma fisica dopo l’incontro, Wemby è stato rassicurante.
“Ho avuto una lunga estate. Ho bisogno di una o due partite per rimettermi in forma. Dovrebbe tornare rapidamente.” –Victor Wembanyama
In effetti, Victor ha fatto la sua pausa nel basket diversi mesi fa. Solo poche settimane di pausa e di forma fisica tra la fine dei Giochi Olimpici e l’inizio del ritiro degli Spurs, un set che grava fisicamente sul giocatore dall’inizio dello scorso giugno.
Contro i Rockets l’Alien ci tranquillizza: posta in palio, derby texano in casa e indubbiamente voglia di fare bella figura dopo la pessima prestazione individuale di Dallas. Così, in 30 minuti trascorsi in campo, abbiamo ritrovato il nostro Victor, colui che fa cose che fino a poco tempo fa pensavamo non avremmo mai visto durante una partita di basket (29 punti, 7 rimbalzi, 3 stoppate al 10/17 al tiro) . Le percentuali di tiro sono nettamente migliorate, e finalmente abbiamo davanti ai nostri occhi quello che vogliamo vedere. Buon rapporto con Chris Paul in gioco, schermate e movimenti più che adeguati.
Chris Paul > Wembanyama
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Ma due giorni dopo, la vendetta è molto più complicata per il V. Scelte non sempre buone, passaggi sbagliati e un’altra serata complicata con pochi tiri riusciti, soprattutto dietro l’arco. Al nostro livello di basket, quello dei giornalisti che seguono assiduamente le partite ma dei giocatori che giocano a livelli (molto) amatoriali, proviamo a spiegarlo con una lucidità lasciata trasportare dalla fatica che costa fisicamente al ragazzo. Il motivo? In conferenza stampa appare esausto, malato. Non nelle migliori condizioni di salute (legato alla sequenza dei viaggi) il che potrebbe spiegare il suo temporaneo stato di salute.
Da notare anche, e non è stato attuato sistematicamente lo scorso anno, la gestione di Victor Wembanyama da parte degli avversari. Raddoppiato appena chiude le distanze dal cerchio, messo sotto pressione a qualunque costo. Contro i Thunder, partita nella quale il francese ha messo a segno la sua peggiore prestazione in carriera in termini di punti e tiri tentati, non ha avuto il minimo secondo di respiro una volta a terra.
La ricetta di OKC? Affiancatelo con difensori forti fisicamente ma più mobili di lui e capaci di infilarsi nelle sue tasche, e contate sulla stazza di Chet Holmgren per coprire l’area in caso di errore. Contro Dallas, i Mavericks hanno scelto di affiancare Daniel Gafford. Proprio questo profilo robusto ma più piccolo che mira a ostacolare il più possibile i movimenti. Come ha saputo fare Dillon Brooks durante i Giochi Olimpici.
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Mandato negli spogliatoi dopo una distorsione alla caviglia, la serata si trasforma in un incubo. I compagni, Harrison Barnes in testa, hanno voluto ricordare il suo impegno in gruppo dopo la partita di ieri sera contro i Thunder, mentre le domande erano naturalmente rivolte al pessimo stato di forma dei tricolori.
“L’ho visto in azione, ho lavorato con lui in allenamento. Il suo stato d’animo è buono, è concentrato e si impegna. Non ho alcuna preoccupazione per lui”. – Harrison Barnes
Un’altra causa dei guai di Wemby: le preoccupazioni collettive di San Antonio, in particolare in modo offensivo. Le perdite di palloni sono innumerevoli e nonostante l’arrivo di un talento esperto nella persona di Chris Paul, sarà necessario un periodo di adattamento. Gregg Popovich ha spiegato dopo la partita contro i Thunder di essersi preso del tempo per parlare con i suoi giocatori, un approccio che probabilmente mira a riguardare meglio il gruppo nel suo insieme.
Questa sera? Poche possibilità di vederlo all’opera contro i Jazz, gli Spurs – logicamente – non correranno rischi con la loro stella, soprattutto consecutivi (due partite in due giorni). In questo caso bisognerà quindi attendere la partita di domenica, contro i Wolves all’1 di notte, per rivedere il Wemby in divisa. Con accordi migliori, speriamo.
Fonti: ESPN