Londra (awp/afp) – I prezzi del petrolio brancolano, piuttosto al rialzo, con dati economici favorevoli alla domanda proveniente dagli Stati Uniti.
Intorno alle 10:10 GMT (11:10 a Parigi), il prezzo di un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a dicembre, ultimo giorno di negoziazione, è aumentato dello 0,10% a 72,62 dollari.
Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna lo stesso mese, ha guadagnato lo 0,25%, a 68,78 dollari.
“I prezzi hanno finalmente trovato un po' di tregua”, dice John Evans, analista di PVM, dopo essere crollati all'inizio della settimana quando era stato escluso il rischio imminente di guerra tra Iran e Israele.
Il giorno prima, infatti, il prezzo del petrolio era salito di oltre il 2%, a causa di un “calo inaspettato delle scorte di greggio americano”, secondo gli analisti di Energi Danmark.
Ciò, unito alla creazione di 233.000 posti di lavoro in ottobre negli Stati Uniti, secondo l'indagine mensile ADP/Stanford Lab pubblicata mercoledì, indica un aumento della domanda nel paese del maggiore consumatore mondiale di petrolio greggio un apprezzamento dei prezzi del petrolio.
Anche il risultato delle elezioni presidenziali sarà il “prossimo fattore determinante” per l’oro nero, spiega Ole Hvalbye, analista della SEB.
Una vittoria di Donald Trump, candidato favorevole ai combustibili fossili, potrebbe far salire i prezzi nel breve termine.
Inoltre, l'OPEC+ (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati) ha fatto circolare l'idea che potrebbe non reintrodurre i 180 mila barili giornalieri di petrolio interrotti nell'ambito delle riduzioni volontarie” durante la sua riunione di dicembre, spiega John Evans.
La notizia scaccia così il pessimismo degli investitori che hanno visto il prezzo del Brent precipitare sotto i 70 dollari a causa delle stime di inizio ottobre dell'Agenzia internazionale dell'energia (IEA) che prevedono un 2025 molto abbondante.
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