Caso di stupro Mazan | La voce delle donne è stata davvero liberata?

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In Francia, la vicenda dello stupro di Mazan continua a suscitare forti reazioni nell’opinione pubblica. Il processo, aperto all’inizio di settembre, è quello di Dominique Pelicot, processato ad Avignone, in Francia, per aver drogato e violentato la moglie per 10 anni, insieme a decine di altri uomini reclutati su internet. Questa storia, già considerata un momento importante nella lotta per i diritti delle donne vittime di violenza, mette in discussione ciò che pensavamo fosse stato raggiunto dai tempi di #metoo.


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Léa Gouley

Dottorando presso il Centro di Studi e Ricerche Internazionali dell’Università di Montreal (CERIUM) e dottorando in sociologia presso l’Università di Aix-Marseille

Pensavamo che ora le vittime fossero ascoltate, che il consenso fosse integrato e che le donne sarebbero state quindi tutelate meglio. In realtà, nonostante i progressi del movimento, vediamo oggi che le parole delle donne vittime di violenza sessuale vengono nuovamente messe in discussione, incoraggiandole a tornare al silenzio.

Come spiega Susan Faludi nel suo libro Gioco1 (1991), ogni periodo di grande progresso a favore delle lotte femministe è spesso seguito da una reazione negativa. Attualmente siamo nel mezzo gioco del movimento #metoo, illustrato in particolare dall’implacabilità vissuta da Amber Heard durante il processo2 per averla opposta a Johnny Depp e per la pubblicazione in Francia dell’opera La vertigine di MeToo3 di Caroline Fourest (2024), un saggio anti-MeToo che pretende di mettere in discussione gli “eccessi” del movimento, per citare solo questi due esempi.

Un processo non così insolito

Il caso Mazan sorprende per la durata dei fatti, distribuiti su un arco di dieci anni senza essere stati rivelati, e per il gran numero di coimputati – 50 uomini – che si affiancano a Dominique Pelicot, il principale imputato. Questi individui, descritti dai media come “uomini qualunque”, coprono tutte le età e provenienze sociali; alcuni sono addirittura mariti o padri. Tuttavia, le accuse sono senza precedenti e comprendono stupro commesso in gruppo e stupro con circostanze aggravanti. Questi crimini vengono commessi da uomini comuni, la maggior parte dei quali non hanno precedenti penali, sfidando così la figura del “mostro” nell’immaginario collettivo.

Gisèle Pelicot incarna quella che potrebbe essere definita la “vittima ideale”. Il suo comportamento durante le udienze dimostra dignità e coraggio, qualità spesso evidenziate dai media e sui social network.

A prima vista sembra impossibile mettere in discussione la sua parola, soprattutto considerando tutte le prove accumulate, che vanno dalle immagini filmate agli scambi di messaggi di testo tra imputati e coimputati.

Tuttavia, gli avvocati della difesa hanno continuato a mettere in dubbio il suo coinvolgimento, attaccando le sue preferenze sessuali e il suo abbigliamento. Al di là della violenza insita in queste domande, è legittimo mettere in dubbio l’interesse della difesa a porle, se non per cercare di dimostrare che essa avrebbe in qualche modo “provocato” quanto gli è accaduto. Questo tipo di comportamento nei confronti delle donne vittime di violenza sessuale non è un caso isolato; tuttavia, la copertura mediatica di questa vicenda permette di portarla alla luce.

Riflessioni sulla nozione di consenso

Al centro della questione c’è anche la questione del consenso, cavallo di battaglia del movimento #metoo. Tra i coimputati, alcuni ammettono di aver commesso uno stupro4mentre altri ritengono che Gisèle Pelicot avesse acconsentito all’epoca dei fatti. Un coimputato ha addirittura dichiarato che non era necessario e che era sufficiente il consenso del marito5. Al di là di queste dichiarazioni scioccanti, i dibattiti in corso su questo tema nella società francese dimostrano che la cultura dello stupro è ancora profondamente radicata nel paese.

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FOTO DMITRY KOSTYUKOV, ARCHIVIA IL NEW YORK TIMES

Centinaia di persone hanno marciato in solidarietà con Gisèle Pelicot a Mazan all’inizio di ottobre.

Con l’apertura del processo, è stata ripresa la discussione sull’inclusione della nozione di consenso nella legge, un’idea sostenuta da Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese, e Didier Migaud, ministro della Giustizia. Tuttavia, questo caso dimostra che questa nozione può essere facilmente sfruttata dagli autori di violenza sessuale, che sostengono che sia “confusa” e “soggetta a interpretazione”. Possiamo quindi chiederci se questa proposta da sola sarebbe davvero efficace nel prevenire la violenza, soprattutto in una società patriarcale che continua ad alimentare l’odio che alcuni uomini nutrono nei confronti delle donne.

Cosa fare con l’heritage de #metoo ?

Il movimento #metoo ha liberato la voce delle donne e promosso la solidarietà, come dimostra il massiccio sostegno dato a Gisèle Pelicot durante le udienze. Tuttavia, questa dinamica sembra fragile. È quindi più che mai necessario proseguire e intensificare la lotta contro ogni forma di violenza di genere. L’eredità di #metoo deve servire come base per una mobilitazione continua, garantendo una protezione efficace e duratura per tutte le donne.

1. Susan Faludi (2006) Contraccolpo: la guerra non dichiarata contro le donne americane. New York: Three Rivers Press, 2006.

2. Source : Sabrina Moro, Giuseppina Sapio, Charlotte Buisson, Noémie Trovato, Zoé Duchamp, Per essere ascoltato attraverso il contraccolpo #metooSondaggi, 2023.

3. Caroline Fourest, La vertigine di MeTooGrasset, 2024.

4. Leggi “Processo per stupro Mazan: uno dei coimputati ammette di non aver mai “avuto il consenso” della vittima”

5. Leggi “Caso di stupro Mazan: decifrare un caso scioccante”

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