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Indebolito e condannato all’esilio in Occidente dopo la repressione seguita al fallito colpo di stato del 2016, il movimento gülenista rischia di sprofondare nelle lotte interne dopo la morte, lunedì 21 ottobre, del suo leader, il predicatore Fethullah Gülen.
Quale futuro per il movimento gülenista dopo la morte del suo leader, il predicatore Fethullah Gülen, avvenuta lunedì 21 ottobre? Se questo movimento ha raggiunto il suo apice a metà degli anni 2000, quando è riuscito, con la buona volontà del Partito Giustizia e Sviluppo di Recep Tayyip Erdogan, a infiltrarsi in alcune istituzioni statali, la sua influenza ha continuato a indebolirsi negli ultimi dieci anni.
Fondata negli anni ’70 dal predicatore Fethullah Gülen, questa confraternita si basa sul pensiero del teologo curdo Said Nursi, che sostiene un Islam compatibile con il progresso tecnologico e l’Occidente. Inizialmente ha guadagnato influenza attraverso scuole private volte a formare una pia élite, prima di fagocitare alcune istituzioni statali, come la polizia e la magistratura, negli anni ’90.
Repressione incessante
Ma, sebbene per un certo periodo abbia raggiunto un accordo con il Partito Giustizia e Sviluppo per sottomettere la vecchia guardia kemalista, in particolare l’esercito, attraverso una serie di processi legali, la luna di miele si è trasformata in una virulenta lotta per il potere a partire dal 2012. Il movimento gülenista non solo ha tentato di imprigionare