Illustrazione: RE.
Giovedì 10 ottobre è stata presentata la legge finanziaria per il 2025. Conferma che la tassa sull’elettricità sarà aumentata. Ma fino a che punto?
Lo scudo prezzo deciso dal Governo nel 2022 mirava a limitare l’aumento della tariffa regolamentata di vendita dell’energia elettrica (TRVE) in un contesto di mercato teso. Come ? Facendo cadere il “imposta nazionale sui consumi finali di energia elettrica” (TICFE). Si è così ridotto, per le famiglie, da 32 a solo 1 euro per megawattora (€/MWh). Così, quando lo scorso febbraio si è deciso di porre fine allo scudo tariffario, si è deciso anche di riportare al valore 2022 l’imposta sull’energia elettrica. Inizialmente si è tornati a 21 €/MWh. E l’obiettivo era portarlo a 32 €/MWh il prossimo febbraio.
Per contribuire a colmare il deficit e approfittare dell’annunciato calo del prezzo del chilowattora per mantenere una riduzione delle bollette di circa il 9%, il governo annuncia ora di volerlo aumentare ancora un po’. Una cifra che non è stata specificata durante la presentazione della legge finanziaria per il 2025, giovedì 10 ottobre.
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Annunciato aumento della tassa sull’energia elettrica
Per capire meglio, ricordiamo che in Francia il prezzo che gli individui pagano per l’elettricità che consumano è diviso in tre parti. Una parte legata al costo di trasporto di questa energia elettrica, fissato dalla Tariffa per l’Uso delle Reti Elettriche Pubbliche (TURPE). Altra parte relativa al costo della fornitura. Una parte finale della tassazione. È esso stesso tagliato in tre. Innanzitutto c’è il Contributo Tariffario Trasporti (CTA) legato alla TURPE. Quindi un’Iva che si applica all’abbonamento e alla quantità di energia consumata. E infine l’imposta interna sui consumi finali di energia elettrica di cui da giorni si parla in paese. Gli esperti parlano anche di un’accisa sull’elettricità, perché viene versata nel bilancio generale dello Stato.
Tieni presente che anche il gas fossile è soggetto a CTA e IVA. In ordini di grandezza simili all’elettricità. La differenza si fa sul versante dell’imposta sui consumi interni (TICGN). Nel 2023 – e dal 2018 – era, per il gas fossile, intorno agli 8 euro/MWh. Si tratta di una somma superiore a quella dell’imposta sull’energia elettrica prevista dallo scudo tariffario. Dal 1° gennaio 2024 è aumentato fino a circa 16 €/MWh. Il TICFE è quindi diventato di nuovo più pesante. Per il momento la finanziaria 2025 non specifica cosa accadrà al TICGN dopo il 1° febbraio. Inoltre non specifica cosa aspettarsi per l’imposta sul consumo interno di prodotti energetici che colpisce l’olio combustibile domestico. Nel 2024 ammontava a 15,6 €/MWh. Pertanto era anche inferiore all’imposta sull’elettricità. Quello che annuncia la legge finanziaria per il 2025 è un “aumento delle accise sull’energia” che dovrebbe portare allo Stato 3 miliardi di euro. Quindi, potremmo immaginare che le tasse sul gas fossile e sull’olio combustibile aumenteranno anche nel febbraio 2025. Ma da lì per raggiungere o superare quelle sull’elettricità…
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Le conseguenze di una forte tassazione dell’energia elettrica
Tutto ciò fa rabbrividire. Perché ricordiamocelo, per raggiungere i nostri obiettivi climatici dobbiamo muoverci il più possibile verso energie a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, la nostra elettricità è già in gran parte decarbonizzata oggi. E quando compete con il gas fossile o l’olio combustibile, il suo prezzo rimane attraente… o dissuasivo. La tassazione applicata alle diverse energie può quindi svolgere un ruolo. Dovrebbe almeno portare un messaggio politico chiaro.
Al di là della questione della transizione energetica c’è quella della bilancia commerciale del nostro Paese. Perché acquistare combustibili fossili che non abbiamo sul nostro suolo è costoso. Più costoso della vendita di elettricità a basse emissioni di carbonio prodotta in Francia. C’è anche la questione del reale impatto sulle finanze statali. Perché sviluppare le energie rinnovabili, proprio come il nucleare, in un contesto in cui non viene incentivato l’uso dell’elettricità, rischia di far lievitare la bolletta.
Si tenga infine presente che la legge finanziaria per il 2025 evoca ancora a “ecologizzazione della tassazione” Attraverso “misure mediante modifica” riguardante i combustibili fossili – e i prezzi dei biglietti aerei – nonché a “tassazione ambientale” che aumenterà l’Iva sulle caldaie a gas dal 5,5% al 20%. In un ambito leggermente diverso, la sanzione automobilistica sarà inasprita, rendendo le auto termiche più costose. Ma allo stesso tempo si ridurrà la dotazione riservata al bonus ecologico per l’acquisto di un veicolo più ecologicamente efficiente…