“C’è una tale pressione sociale quando sei una giovane madre che devi essere perfetta”

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CLARA DUPRE

La prima volta che mi sono sentita pronta a diventare mamma avevo 20 anni. Avevo una relazione con il mio amante, Cédric, da quattro anni. Fin dall’inizio della nostra relazione, abbiamo condiviso il desiderio di fondare una famiglia prima del nostro trentesimo compleanno. Ognuno di noi aveva vissuto eventi molto difficili, che ci avevano fatto maturare presto. A quel tempo avevo appena perso mia madre. Penso che questo abbia creato la necessità di creare un altro nucleo, la mia famiglia.

Per un anno ci abbiamo provato, invano. Ho la sindrome dell’ovaio policistico, che riduce significativamente la fertilità. È stato molto difficile per la nostra relazione e alla fine ci siamo separati. Guardando indietro, non ho rimpianti: stavo attraversando un periodo di depressione ed ero troppo giovane e troppo fragile per essere la madre che volevo diventare, disponibile e serena.

Dopo la separazione ho vissuto la classica vita da studente: di giorno frequentavo giurisprudenza, la sera uscivo molto, mi divertivo. Ho incontrato ragazzi, ma nessuno che immaginassi come potenziale padre dei miei futuri figli, anche se allora non mi ponevo più la questione della maternità. Ciò è durato due anni, fino al parto di marzo 2020. Lì ho capito che mi mancava Cédric, che era l’unico con cui potevo proiettarmi.

“Fase di panico”

Abbiamo ripreso la nostra storia. Il desiderio di maternità è tornato immediatamente. Allora avevo 24 anni, avevo appena concluso il master e stavo per entrare nella classe preparatoria per gli esami della Scuola Nazionale di Magistratura (ENM) dell’anno scolastico successivo. Con Cédric abbiamo deciso di riprovare a mettere su famiglia, convinti che ci sarebbero voluti mesi, addirittura anni. Due mesi dopo ero incinta.

Ovviamente quando abbiamo saputo della gravidanza eravamo pieni di gioia, ma abbiamo anche attraversato una fase di panico. Ci eravamo appena rivisti, Cédric viveva in Normandia, dove lavorava, io a Parigi. Se mi unissi a lui, dovrei lasciare i miei amici, ma anche la mia indipendenza. Avevo molta paura di dover rinunciare agli studi e al mio desiderio di diventare magistrato. Abbiamo avuto il coraggio di chiederci se eravamo sicuri di volere questo bambino, ma in fondo sapevamo di volerlo moltissimo.

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Ho raggiunto Cédric in Normandia e ho iniziato la mia preparazione per l’ENM da remoto. Il ritmo era arduo. Avevo avvertito gli insegnanti della mia condizione, che a volte mi costringeva a saltare le lezioni, ma ho subito capito che non ci sarebbe stato alcun adattamento per me. All’inizio della gravidanza ero molto malata, dovevo bere e mangiare regolarmente per mantenermi idratata: alcuni insegnanti mi hanno fatto commenti, dicendo che questo non veniva fatto durante le lezioni. È stato un periodo difficile, mi sentivo isolato, soprattutto perché con i periodi di reclusione non ero riuscito a fare amicizia nella mia nuova città.

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