“Dobbiamo smettere di credere che dobbiamo lavorare di più”

“Dobbiamo smettere di credere che dobbiamo lavorare di più”
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C’è qualcosa di paradossale nella proposta del regista e attore David Murgia di auspicare la riduzione dell’orario di lavoro come prima misura in caso di ascesa al potere. Lavora tantissimo e non siamo sicuri che questo provvedimento lo riguardi. Recentemente è stato in Italia per incontrare il suo alter ego Ascanio Celestini, poi lo abbiamo raggiunto a Montpellier dove è in residenza per una creazione con la regista Françoise Bloch.

Davide Murgia (36 anni) ha inculcato nel suo corpo il bene comune. Se avanza l’idea di ridurre l’orario di lavoro è perché, a suo avviso, è urgente pensare al mondo in modo diverso e questo potrebbe contribuire a ciò. “Dobbiamo smettere di credere che dobbiamo lavorare di più, dobbiamo davvero riorganizzare radicalmente il valore del lavorolui crede. Il bene comune (servizio pubblico, non-profit) è minato, degradato, saccheggiato. È stato sotto attacco da quando sono entrato in politica.” E il bene comune che perde valore, questo si produce “rabbia e odio per la democrazia che porta idee orribili al potere”avverte.

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Secondo lui, “sSe le persone lavorassero meno, avrebbero tempo per pensare, sognare, vivere diversamente. Investire nella tua famiglia, nel tuo quartiere e… nel pianeta.” Una priorità oggi. Lungi da lui l’idea che, se la gente riacquistasse il proprio tempo, rimarrebbe con le mani in mano. No, penserebbero di produrre e consumare diversamente, vuole credere. “Sarebbe pericoloso per il capitalismolui ride. Siamo in una società dell’illusione della piena occupazione e dell’illusione di una crescita illimitata, riduciamo l’orario di lavoro e condividiamolo. Ciò ridurrebbe la disoccupazione”.lui continua.

In questo mondo pensato diversamente, non cita l’assegno universale, ma il salario a vita, difeso dal sociologo ed economista francese Bernard Friot. E convoca anche l’americano David Graeber (autore di Lavori di merda). “Dobbiamo eliminare i lavori non necessari, offrire lavori che abbiano un significato”. E se alcuni sostengono che queste misure non sono realistiche, o addirittura illusorie, lui insiste: “Si tratta di misure del tutto realistiche, di cui non possiamo nemmeno immaginare i benefici che potrebbero produrre finché non le prendiamo in considerazione. È illusorio continuare come se nulla fosse accaduto.”

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