una combinazione poco convincente di erotismo e thriller

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Emmanuelle (Noémie Merlant) in “Emmanuelle” di Audrey Diwan. MANUEL MOUTIER/PATHÉ

L’OPINIONE DEL “MONDO” – PERCHÉ NO

1974. Pochi mesi dopo la morte di Georges Pompidou, Valéry Giscard d’Estaing autorizza la realizzazione del film erotico Emmanuelle, diretto dal fotografo Just Jaeckin, per superare la censura ed essere rilasciato in un normale circuito di distribuzione, con divieto di accesso ai minori di 18 anni. Il 26 giugno di quell’anno, sui Grands Boulevards si formavano file interminabili, le sale finivano le bobine, i corrieri si affrettavano a consegnarle… Più di 9 milioni di spettatori vennero a vedere le avventure nuda di Sylvia Kristel – saranno più di 45 milioni in tutto il mondo. Emmanuellecon il suo erotismo chic e le ambientazioni esotiche, resterà esposta per tredici anni sugli Champs-Elysées.

Leggi anche la recensione del film del 1974: Articolo riservato ai nostri abbonati “Emmanuella”

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Cinquant’anni dopo e sette anni dall’inizio di #metoo, l’idea di realizzare un remake o un “film ispirato a” era una sfida stimolante: come trasformare l’oggetto femminile più famoso del cinema in un’amante dell’erotismo? Ma dandosi la missione di eliminare il sguardo maschile (il “male gaze”, come concettualizzato dalla britannica Laura Mulvey nel 1975) in favore dello sguardo femminile, il lungometraggio di Audrey Diwan ricorre a un buon numero di cliché. Mentre la scelta di Noémie Merlant (attrice carismatica dalla carriera internazionale, anche regista) e una messa in scena Sarebbe bastato ispirarsi per invertire la tendenza e distruggere la cultura dello stupro, lo scenario soddisfa una specificazione della donna moderna, invitando lo spettatore a giocare al gioco di individuare le sette differenze.

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L’ex Emmanuelle, casalinga espatriata, “morbido e liscio come un sasso”dedita a tutti, ora è single, ricopre una carica di alto rango in una compagnia alberghiera, viaggia per lavoro, sceglie i suoi amanti e amanti, gestisce la malavita di propria iniziativa e corteggia da vicino un uomo che fugge l’amore fisico e le sfugge. La posta in gioco narrativa finisce per cadere in una dimensione HR poco entusiasmante quando l’eroina si rende conto di essere manipolata dai suoi superiori maschi.

Leggi la rubrica: Articolo riservato ai nostri abbonati “Emmanuelle” su “Le Monde”, dal monumento della letteratura erotica ai suoi avatar cinematografici

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La grande sfida era altrove. Come si creano oggi le scene di sesso in un film erotico? Negli ultimi anni alcuni saggi si sono concentrati sul pudore e sul cunnilingus per rendere percepibile l’aumento del desiderio nelle donne. L’approccio di Audrey Diwan, dal canto suo, è più un thriller erotico, situando la suspense nella ricerca del piacere. In altre parole, ogni sequenza di sesso sembra una scena del crimine e il movente ha cambiato posizione a favore di Emmanuelle. Ma questo pregiudizio seduttivo, atto a restituire il lato femminista al romanzo di Emmanuelle Arsan all’origine degli adattamenti, soffre di una mancanza di leggerezza essenziale al gioco erotico. Musica, luci, dialoghi, ambientazione (un hotel a cinque stelle a Hong Kong), languore permanente, tutto sembra prendersi sul serio per spiegarci l’essenziale, ovvero che un oggetto del desiderio può essere anche un soggetto.

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