In Nuova Caledonia, è urgente ristabilire la fiducia – Libération

In Nuova Caledonia, è urgente ristabilire la fiducia – Libération
In Nuova Caledonia, è urgente ristabilire la fiducia – Libération
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Editoriale di Alexandra Schwartzbrod

Quattro mesi dopo lo scoppio di violente rivolte contro la proposta di revisione costituzionale, le autorità parigine non possono più permettere che la situazione sull’isola peggiori ulteriormente, trasformandosi in un territorio frammentato e impoverito.

In questa crisi, il governo Barnier non beneficerà di alcun periodo di grazia perché la tensione in Nuova Caledonia è al culmine. Era in fermento da anni, ma è aumentata quando Emmanuel Macron ha deciso, tramite una revisione costituzionale, di dare il diritto di voto (nelle elezioni provinciali) a persone che vivevano nel territorio da dieci anni. Ciò mirava a diluire le possibilità dei separatisti, che lo avevano capito molto bene. Colto di sorpresa dalla violenza delle rivolte scoppiate in questa occasione a maggio, il capo dello Stato ha rapidamente fatto marcia indietro, ma il danno era fatto. La fiducia, già tenue tra Parigi e i separatisti, è stata ridotta a nulla. Questi ultimi hanno persino approfittato della crisi per consolidare il loro potere. Nelle ultime elezioni legislative hanno ottenuto più voti dei lealisti e, per la prima volta dal 1986, hanno portato all’Assemblea nazionale uno dei loro, e non uno qualunque: Emmanuel Tjibaou, figlio di Jean-Marie Tjibaou, figura politica di spicco del nazionalismo kanak.

Questo martedì 24 settembre, che segna il 171° anniversario dell’inizio della colonizzazione francese, è quindi ad alto rischio. La Nuova Caledonia è ora un territorio frammentato e impoverito, dove alcuni quartieri non sono più accessibili perché sono controllati da bande pronte a tutto. Lasciando che la situazione sul campo marcisca, o addirittura ricorrendo a ciò che alcuni hanno visto come trucchi per invertire l’equilibrio di potere, le autorità parigine hanno corso il rischio di radicalizzare una gioventù che non vede più alcun futuro all’interno della Repubblica e che non ha più nulla da perdere. Per molti, come evidenzia il nostro rapporto sul campo, “È Kanaky o la morte”François-Noël Buffet, il nuovo ministro incaricato dei Territori d’Oltremare, non ha quindi un secondo da perdere. Deve ripristinare la fiducia, reiniettare miliardi per compensare il crollo dell’economia locale dovuto in parte alle rivolte ma anche alla caduta di un’industria del nichel asfissiata dalla concorrenza cinese. E soprattutto offrire un orizzonte a una popolazione plurale che non sa più dove sta andando.

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