Londra (awp/afp) – I prezzi del petrolio sono leggermente aumentati lunedì, con gli investitori che temono la diffusione delle tensioni in Medio Oriente a seguito degli attacchi dell’esercito israeliano in Libano.
Intorno alle 10:25 GMT (12:25 CET), il prezzo di un barile di greggio Brent del Mare del Nord con consegna a novembre è salito dello 0,23% a 74,66 dollari.
Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna nello stesso mese, che è il primo giorno di utilizzo come contratto di riferimento, ha guadagnato lo 0,20% a 71,21 dollari.
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira più di 300 siti di Hezbollah in Libano, da dove il movimento islamista sostenuto dall’Iran ha lanciato razzi nel territorio israeliano a sostegno di Hamas, palestinese in guerra con Israele nella Striscia di Gaza. L’esercito aveva precedentemente segnalato 150 attacchi effettuati entro l’alba.
“Sembra che il coinvolgimento diretto dell’Iran nel conflitto sia una questione di quando, non di se”, ipotizza Tamas Varga di PVM. Se questo scenario si concretizzasse, “i prezzi del petrolio salirebbero inevitabilmente”.
Né Israele né il Libano sono grandi produttori di petrolio, ma i mercati osservano con attenzione la reazione dell’Iran, sostenitore di Hezbollah, e il rischio di regionalizzazione del conflitto.
Tuttavia, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), la produzione della Repubblica Islamica ha raggiunto i 3,4 milioni di barili al giorno ad agosto.
Tuttavia, “il rallentamento della produzione nelle raffinerie cinesi e la debole domanda industriale hanno pesato sul mercato”, ricorda John Plassard, analista di Mirabaud.
Da mesi il rallentamento economico della Cina, il più grande importatore di petrolio al mondo, sta facendo scendere i prezzi del petrolio.
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