Michel Barnier già sotto minaccia di mozione di censura

Michel Barnier già sotto minaccia di mozione di censura
Michel Barnier già sotto minaccia di mozione di censura
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Appena svelato, il nuovo governo guidato da Michel Barnier è già sotto minaccia. Jordan Bardella, presidente del Raggruppamento Nazionale, ritiene che l’esecutivo “non abbia futuro”.

Appena insediato, già minacciato. Il governo guidato da Michel Barnier è stato presentato questo sabato, sedici giorni dopo la nomina del nuovo Primo Ministro. Un parto doloroso, quasi senza un profilo di sinistra per ampliare la base politica dell’esecutivo.

Per la prima volta nella Quinta Repubblica, un capo di governo non ha la maggioranza, nemmeno relativa, nell’Assemblea nazionale. Una situazione senza precedenti che indebolisce politicamente il nuovo esecutivo, sotto la minaccia di una mozione di censura.

L’annuncio ufficiale della composizione del governo di Michel Barnier

Per far cadere questo nuovo governo, i parlamentari possono usare questo meccanismo. In questo caso, se la maggioranza dei parlamentari vota per questa mozione, il governo deve dimettersi.

Bardella già all’attacco

Jordan Bardella, presidente del National Rally, ha già parole dure per il nuovo governo. E con i suoi 126 deputati, il gruppo RN nell’Assemblea detiene le chiavi per il futuro della squadra di governo.

L’ex candidato di Matignon ritiene che “questo ‘nuovo’ governo segni il ritorno del macronismo attraverso una porta secondaria”. (…) Si tratta quindi di un governo che non ha futuro.

Marine Le Pen ha commenti più sfumati su X contro il nuovo esecutivo. Crede che i francesi “si ritrovino con un governo rimpasto, molto lontano dal desiderio di cambiamento e alternanza espresso lo scorso giugno”.

«Questo governo di transizione è la conseguenza del pantano creato dalle alleanze innaturali formate durante le elezioni legislative», prosegue l’ex candidato all’Eliseo.

La sinistra aveva annunciato la sua posizione

A sinistra, i numeri dell’NFP avevano già annunciato le loro intenzioni, ben prima che la lista dei nuovi ministri fosse resa pubblica. Il leader di La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon ha chiesto di “sbarazzarsi di questo “governo dei perdenti” il prima possibile, che secondo lui non ha “né legittimità né futuro”.

Da parte sua, il socialista Olivier Faure lo vede come un “saluto con le dita alla democrazia”. “Ci avevano promesso un governo di concordia, abbiamo un governo di estrema destra. È la democrazia che stasera viene umiliata con la fine di questa suspense sulla carta”, ha reagito Lucie Castets, candidata NFP per Matignon.

“Un governo contro natura e contro la natura”, ha affermato il capo degli ecologisti, Marine Tondelier, su BFMTV.

L’eterogeneo gruppo parlamentare Liot ha precisato sabato sera che resta all’opposizione, senza tuttavia menzionare la possibilità di censurare il governo, mentre la deputata Valérie Létard, eletta al Nord sotto l’etichetta Liot, si unisce alla squadra di Michel Barnier.

Per convincere i parlamentari a dargli una possibilità, questo governo, frutto di un’alleanza fragile, dovrà destreggiarsi in un campo minato. A partire da un attesissimo discorso di politica generale, seguito da un primo grande tema per Michel Barnier: il bilancio 2025.

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