Nelle regioni del mondo dove l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari non è garantito, l’epatite E sta provocando il caos. Secondo le stime, questa malattia virale del fegato potrebbe causare fino a 50.000 morti all’anno. In collaborazione soprattutto con Medici Senza Frontiere, l’Università di Ginevra (Unige) e gli Ospedali Universitari di Ginevra (HUG) hanno realizzato studi che dimostrano che un vaccino cinese già esistente, ma il cui utilizzo è stato finora limitato, aiuterebbe a combattere meglio la malattia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista “The Lancet Infectious Diseases”.
Disponibile dal 2011, il vaccino Hecolin contro l’epatite E era autorizzato solo in alcuni paesi e prevedeva la somministrazione di tre dosi. Inoltre, in Cina è stato utilizzato solo per studi clinici controllati e per la medicina dei viaggi, spiegano Unige e HUG. I team di Ginevra, che hanno collaborato anche con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Sanità del Sud Sudan, hanno effettuato una campagna di vaccinazione sul campo. Risultato: il vaccino è efficace già dalle prime due dosi.
«Era fondamentale studiare l’efficacia del vaccino su altre popolazioni e in regioni dove il tipo di virus circolante è diverso da quello cinese», riassume Isabella Eckerle, professoressa della Facoltà di Medicina e direttrice del Centro. UNIGE-HUG per le malattie virali emergenti. Gli specialisti hanno anche potuto verificare la fattibilità logistica di una vasta campagna di vaccinazione, come quella effettuata in un campo profughi in Sud Sudan, nel 2022.
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