L’obiettivo di questi incontri era quello di riunire i ricercatori aver affrontato queste questioni per la Corsica e cercare di fornire elementi di riflessione sotto forma di metodologie e, se possibile, di risultati, per un ampio arco cronologico. I dibattiti hanno offerto anche l’opportunità di confrontarsi crisi demografiche e i loro diversi stimoli (guerre, epidemie, emigrazioni, ecc.) in una prospettiva storica globale. Si trattava anche, grazie alle conquiste dell’archeologia isolana, di pensare la demografia alle diverse scale spaziali: quella della famiglia, della casa, dell’habitat, della pieve, della signoria, della provincia e dell’intera isola.
Casi di studio
L’archeologo Kewin Pêche-Quilichini spiega: “Paleodemografia (da paleo, antico, demos, popolazione, e graphein, scrivere) lo èt lo studio delle popolazioni antiche al fine di stabilirne il numero e la composizione. Si tratta di un campo cronologico esteso che va dalle origini dell’umanità alle grandi campagne di vaccinazione dell’inizio del 20esimo secoloche ha cambiato le regole del gioco in termini di fonti. Essenzialmente interdisciplinare, si basa sulla mobilitazione di informazioni prodotte da diversi campi di ricerca tra cui l’archeologia, l’antropologia fisica, la paleopatologia, l’etnologia, soprattutto dal punto di vista teorico, la paleobotanica, la storia (in particolare lo studio dei registri di nascita o fiscali), la genealogia e la genetica delle popolazioni. Si tratta quindi di un focus che mescola scienze sociali e scienze cosiddette “dure”. Determinare le dimensioni di una popolazione in un dato momento in un territorio definito, tuttavia, rimane un esercizio difficile a causa dell’incertezza e dell’eterogeneità delle fonti utilizzate.“
Al termine del suo intervento che ha soprattutto evidenziato i limiti della ricerca paleodemografica per l’età del bronzo della Corsical’archeologo arrivò all’ipotetica conclusione che nel 1500 aC l’isola era occupata da circa 9.000-10.000 persone. Michele Ferrara ha illustrato metodi e fonti degli studi demografici isolani per la fine del Medioevo, affrontando ampiamente il tema delle pievi e quello dei registri dimensionali. Le cifre sono state avanzate per l’anno 1500, con tra 90.000 e 140.000 persone sull’isola a seconda delle interpretazioni.
I due menhir di U Frati ea Sora
Infine, il genealogista André Flori ha concluso la giornata presentando l’interesse dei registri detti “stati delle anime” in epoca moderna, un insieme di documenti molto apprezzato dai genealogisti.
Nella valle Rizzanese, comune di Sartene, “U frati é a SoraI Stantari di u Frati è a Sora” è un habitat arroccato e fortificato, materializzato da sistemi difensivi, abitazioni e strutture connesse, costituiti e occupati in un periodo relativamente breve, tra Bronzo antico 1 e Bronzo medio 2.
Lo scavo documenta l’origine di un fenomeno che interessò in quel periodo tutte le regioni meridionali dell’Isola: la comparsa e lo sviluppo dell’ambiente fortificato, che raggiunse il suo apice nel Bronzo Medio 1 e nel Bronzo Medio. Testimoni dell’occupazione della valle in questo periodo restano i due menhir di U Frati ea Sora, osservabili dalla strada territoriale che porta a Sartène.
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