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La dura lotta degli astronomi per proteggersi dalle costellazioni satellitari

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In questa foto a lunga esposizione, una serie di satelliti SpaceX StarLink di Elon Musk passa sopra una vecchia casa in pietra vicino a Firenze, Kenya, 6 maggio 2021. REED HOFFMANN/AP

Una nuova attrazione è apparsa nel cielo notturno nel 2019 dopo i primi lanci, a gruppi di sessanta, delle macchine di Starlink, la società di Elon Musk che fornisce Internet dallo spazio attraverso una megacostellazione di satelliti. Questi ultimi, sistemandosi nella loro orbita bassa, a poche centinaia di chilometri dalla Terra, si susseguivano uno dietro l’altro e formavano linee tratteggiate sul getto celeste. Anche se il sole era appena tramontato, era ancora abbastanza vicino all’orizzonte perché i suoi raggi si riflettessero sui satelliti di Starlink. Lo spettacolo fu impressionante, ma sgomentò gli astronomi.

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I loro telescopi, infatti, producevano foto graffiate dal passaggio dei treni spaziali. Con la prospettiva che Starlink mettesse in orbita fino a 42.000 satelliti, per non parlare del lancio programmato di altre megacostellazioni, il pericolo era concreto di perdere il cosiddetto cielo “astronomico”, rovinato dall’inquinamento luminoso proveniente dallo spazio. Sebbene la maggior parte degli scienziati utilizzi strumenti focalizzati su minuscole parti del cosmo, con pochi rischi che un satellite attraversi il campo visivo, la comunità era preoccupata per un’importante struttura futura: l’Osservatorio Vera-Rubin, il cui costo di costruzione, in Cile, è di circa 600 milioni di dollari (circa 570 milioni di euro), dovrà entrare in servizio nel 2025.

Dotato di un ampio campo, “scansionerà” l’intero cielo australe ogni tre giorni. La missione principale di Vera-Rubin è, infatti, identificare tutto ciò che cambia o si muove nel cosmo, dalla supernova – l’esplosione di una stella – che si illumina in un’altra galassia all’asteroide che si avvicina alla Terra. A fortiori, rileverà tutti i satelliti artificiali. Le simulazioni hanno dimostrato che, scattando mille foto ogni notte con un tempo di pausa di 30 secondi, la Vera-Rubin vedrà il 10% delle sue foto rovinate dal passaggio della navicella spaziale. E questo tasso supererà il 50% al tramonto e prima dell’alba. Tuttavia, queste simulazioni si basano solo su un numero di 40.000 satelliti, che rischia di essere molto inferiore alla realtà del futuro, viste tutte le megacostellazioni previste.

Riduce la lucentezza

Dal 2019, la comunità degli astronomi si è quindi mobilitata per cercare di mantenere questo inquinamento entro proporzioni accettabili. “Abbiamo contattato gli operatori della costellazione per discutere”, spiega Eric Lagadec, astrofisico dell’Osservatorio della Costa Azzurra a Nizza. La prima idea era quella di ridurre il più possibile la luminosità dei satelliti. Starlink ha così modificato il rivestimento delle sue macchine e l’orientamento dei pannelli solari in modo che venga riflessa meno luce verso il suolo. Ma questi lodevoli sforzi non bastano, semplicemente a causa dell’estrema sensibilità dei moderni telescopi: i satelliti “oscurati” rimangono milioni di volte più luminosi dei bersagli tracciati dagli osservatori.

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