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come il cambio di orizzonte stimola le capacità degli espatriati

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INDAGINE – L’espatrio, spesso descritto come “appagante” o “stimolante”, innesca meccanismi cognitivi profondi, plasmando il cervello. Piccola incursione nei teschi degli esuli volontari.

Prova l’esperimento: parla di espatrio in compagnia di persone che hanno vissuto all’estero, e osserva la loro reazione. Il più delle volte, un sorriso venato di nostalgia precede un fiume di aggettivi in ​​cui il peggio (raramente) convive con il meglio (spesso). Ma cosa nascondono questi qualificatori, la cui evocazione sembra provenire dal riflesso miotatico? Quali meccanismi mentali sono all’opera dietro l’“appagamento”, lo “stimolante” e l’“esigere” che solitamente accompagnano gli espatriati al loro ritorno?

Per provare a capirlo è necessario un viaggio nel cuore del nostro cervello. E anche se questo significa intraprendere il viaggio, tanto vale farlo con specialisti nei ripidi sentieri della cognizione. Valentin Wyart, direttore della ricerca sulle neuroscienze dell’Inserm, ha accettato di fare gli scout, e di vagliare con le sue competenze un’esperienza – l’espatrio – che è caratterizzata innanzitutto da un cambiamento, a volte radicale, di ambiente…

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