DayFR Italian

E se la Francia tassasse banche e assicurazioni, come ha appena deciso l’Italia? Tre domande per un economista

-

Tassare assicurazioni e banche per avere più entrate fiscali è l’idea di Giorgia Meloni in Italia. Nel progetto di bilancio 2025, presentato martedì 15 ottobre, il governo transalpino decide di far contribuire banchieri e assicuratori congelando parte dei loro crediti d’imposta per fornire liquidità allo Stato italiano. Entrate fiscali previste “sono maggiori di 3,5 miliardi di euro”lo dice il ministro dell’Economia, Giancarlo Giogetti che parla “di un sacrificio”.

L’Italia punta a risparmiare 25 miliardi di euro. E il Paese è, come la Francia, nel mirino di una procedura per deficit eccessivo avviata da Bruxelles durante l’estate. In Francia, la legge finanziaria 2025, che prevede uno sforzo di 60 miliardi di euro, comincia all’esame in Parlamento. Il governo di Michel Barnier prevede di chiedere alle maggiori imprese di compiere sforzi per ricostituire il deficit. In particolare propone di aumentare temporaneamente l’imposta sulle società per le 400 aziende con più di un miliardo di euro di fatturato. È possibile un contributo da parte di assicurazioni e banche come in Italia? Elementi di risposta con Clément Carbonnier, professore di economia all’Università di Parigi 8 e condirettore della ricerca sulle politiche socio-fiscali a Sciences Po Paris.

1 È una buona idea questa iniziativa italiana?

L’economista si dice “abbastanza cauto riguardo alle tasse specifiche”. Per Clément Carbonnier, che menziona anche questa tassa sui cani che esiste in Germania, “C’è un po’ questa idea che innoveremo e inventeremo le tasse perché siamo in cerca di soldi”. Assicura che esistono già altri mezzi, come l’imposta sulle società, la possibilità oggi offerta dall’OCSE di introdurre tasse sulle multinazionali. “Non è necessariamente una buona idea moltiplicare le “piccole tasse””, assicura perché questo può comportare diversi rischi. Quello da avere “tasse non proprio sotto controllo”aggiungere “complessità fiscale” che già esiste e creare “forme di disuguaglianza” se i residui fiscali speciali persistono nel tempo.

2 Esistono già in Francia strumenti per tassare banche e assicurazioni?

Clément Carbonnier ricorda l’esistenza della “tassa sui salari” a livello europeo, e quindi in Francia. Questa imposta si applica ai settori non soggetti ad IVA e in particolare al settore bancario e assicurativo. “Questi settori non pagano l’Iva perché data la loro attività non possiamo realmente calcolarla, spiega il professore di economia. Quindi queste aziende, invece di pagare l’IVA, pagheranno un’imposta sostitutiva dell’IVA chiamata “imposta sugli stipendi”. E il calcolo di questa tassa si basa su un’aliquota applicata sul loro libro paga.”

Questo tasso è pari al 13,6% per salari di 15.800 euro all’anno, ovvero al di sotto del salario minimo. “Un’aliquota inferiore all’Iva”sottolinea Clément Carbonnier. Ricorda che prima esisteva una fascia più alta, la cui aliquota era del 20% per gli stipendi superiori a 150.000 euro. Ma questa tranche è stata cancellata nel 2018 all’inizio del primo mandato quinquennale di Emmanuel Macron. “Era dopo la Brexit e per attirare alti stipendi dalla City”spiega l’economista.

3 Di quali leve fiscali dispone oggi la Francia?

Per Clément Carbonnier, se vogliamo dare un contributo maggiore alle banche e alle assicurazioni francesi, “non siamo obbligati a creare nuove tasse”. “Possiamo, ad esempio, aumentare le aliquote di questa imposta sugli stipendi. Possiamo anche ricreare quello che esisteva, cioè questa fascia alta che, di fatto, colpisce gli altissimi salari di un certo numero di settori non soggetti a tale imposta. IVA e quindi, in pratica, il settore finanziario.”

Il professore di economia ricorda anche l’esistenza della tassa sulle transazioni finanziarie, creata nel 2012 sotto Nicolas Sarkozy. Riscuote lo 0,3% sull’acquisto di azioni di società con sede in Francia. Ma può essere rivista, come aveva già chiesto la Corte dei Conti nel 2017. Più recentemente, durante le elezioni legislative anticipate, anche diverse ONG, tra cui Oxfam, hanno sostenuto l’espansione di questa tassa sulle transazioni finanziarie e la sua maggiore efficacia.

Con questi due strumenti”All’inizio non ha senso aumentare le tasse”. conclude Clément Carbonnier. Quale soluzione verrà scelta alla fine? La risposta inizierà il 29 ottobre, data in cui l’Assemblea nazionale voterà la prima parte della legge finanziaria per il 2025, che riguarderà in particolare l’aumento delle tasse. La votazione finale sul disegno di legge in Assemblea avrà luogo il 19 novembre.

Related News :