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Jean-Luc Mélenchon rivendica “una vittoria ideologica” sull’aumento delle tasse

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DENIS CHARLET/AFP Jean-Luc Mélenchon accoglie con favore l’aumento delle tasse destinato alle imprese più ricche e grandi.

DENIS CHARLET/AFP

Jean-Luc Mélenchon accoglie con favore l’aumento delle tasse destinato alle imprese più ricche e grandi.

POLITICA – Non riuscendo a governare, la sinistra può rassicurarsi concedendosi buoni punti? Nel bilancio presentato dal nuovo governo, che sarà esaminato dall’Assemblea nazionale, Jean-Luc Mélenchon non vede comunque solo aspetti negativi. Sorprende che la sua famiglia politica continui a criticare un progetto che prevede in particolare una riduzione di 40 miliardi di euro della spesa pubblica, al punto che il coordinatore di La insoumise Manuel Bompard parla di “il piano di austerità più violento che il Paese abbia mai conosciuto”.

Ma per Jean-Luc Mélenchon le ragioni della speranza sono altrove. “Il bilancio Barnier riconosce la nostra vittoria ideologica, per noi antiliberali. E soprattutto per noi Insoumi»scrive in un post sul blog pubblicato lunedì 14 ottobre. Concretamente, è l’abolizione del tabù sugli aumenti fiscali mirati che trova il consenso del tre volte candidato alle elezioni presidenziali. “La tassa sui ricchi viene riabilitata e anche quella sui superprofitti aziendali. Non contano le cifre: conta il ragionamento”insiste. Secondo Mélenchon, “Barnier ha seppellito i divieti e i tabù del liberalismo dei governi macronisti”. E vantarsi: “Quindi avevamo sempre ragione! ».

Bisogna riconoscere che finora il campo macronista non ha voluto sentir parlare di aumenti delle tasse, anche per i più ricchi. Gérald Darmanin non smette mai di sottolineare che questo cambio di direzione costituirebbe una linea rossa: “ I repubblicani non possono essere il partito che aumenta le tasseha stimato il 3 ottobre su Franceinfo. Non voterò a favore dell’aumento delle tasse, è la direzione sbagliata (…) Avremmo un flashback su François Hollande”. Anche Bruno Le Maire, sette anni a Bercy, rifiutò. Ma di fronte all’entità del deficit e di fronte ad una situazione economica come lui stesso ha descritto “molto serio”Michel Barnier ha dovuto farci i conti.

« Fine del gioco »

L’affermazione di Jean-Luc Mélenchon ricorda quella di Marine Le Pen all’epoca della legge sull’immigrazione. Il 19 dicembre 2023, il giorno dell’esame del testo portato dall’ex ministro dell’Interno Gérald Darmanin nell’emiciclo, il capo dei deputati della RN ha annunciato che il suo gruppo avrebbe votato a favore. Sono contento di essere registrato “la priorità nazionale”il leader dell’estrema destra si rallegra di a “vittoria ideologica del Raggruppamento Nazionale”. Proclamazione nelle file della sinistra.

Ma qualunque siano le parole gentili usate dal fondatore di La France insoumise nei confronti del governo e il suo incoraggiamento a tassare i redditi alti, le dure critiche ritornano rapidamente alla sua penna. “Michel Barnier fa soprattutto un’osservazione di fine partita, scrive ulteriormente. La sua proposta di bilancio mette in discussione il cuore del discorso macronista. La delusione degli ambienti politici che ci hanno creduto e di coloro che continuano a credere nel credo liberale si aggiunge quindi alle cause di destabilizzazione generale in cui siamo entrati..

Il percorso di Michel Barnier verso l’adozione del bilancio sarà irto di insidie. Se ritiene responsabile il suo governo, il Primo Ministro è esposto al voto di una mozione di censura. Che potrebbe essere adottata qualora la Marina non fosse soddisfatta delle ultime decisioni.

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