Gli astronomi che scrutano il cuore della galassia hanno scoperto due strutture gigantesche mai viste prima. Questi vasti “flussi” di stelle contengono ciascuno la massa di dieci milioni di soli e hanno fino a tredici miliardi di anni. Si estendono su ampie fasce della galassia e potrebbero essere tra i primi elementi costitutivi della nostra Via Lattea.
Una scoperta eccezionale
Gli scienziati del Max Planck Institute for Astronomy (MPIA) hanno chiamato queste due strutture Shiva e Shakti in omaggio alla divina coppia indù la cui unione si dice abbia portato armonia all’universo. Queste nuove correnti stellari sembrano essersi fuse con la Via Lattea tra dodici e tredici miliardi di anni fa, alimentando la crescita della nostra galassia.
” Ciò che è davvero sorprendente è che possiamo rilevare queste antiche strutture“, ha affermato in una dichiarazione l’autore principale dello studio, Khyati Malhan, astrofisico presso il MPIA. La Via Lattea è cambiata così tanto da quando queste stelle si sono formate che non ci aspetteremmo di riconoscerle così chiaramente come gruppo.. »
I ricercatori hanno individuato le strutture cosmiche utilizzando l’ Telescopio spaziale Gaia dell’Agenzia spaziale europea.
Come promemoria, questo osservatorio è responsabile della mappatura della forma e della struttura della Via Lattea dal 2014. Esaminando la velocità, la posizione e il movimento di oltre 1,5 miliardi di stelle nella nostra galassia, le osservazioni di Gaia consentono agli astronomi di stabilire collegamenti tra gruppi di stelle che condividono origini simili, aiutando così a ricostruire la storia della Via Lattea.
Antichi architetti della Via Lattea
Si ritiene inoltre che la Via Lattea sia entrata in collisione con almeno due galassie vicine. una dozzina di volte negli ultimi dodici miliardi di anni, con ogni fusione che incanalava nuove stelle nella nostra galassia in evoluzione. Il telescopio Gaia ha contribuito a rivelare diverse di queste collisioni, tra cui una fusione con una galassia nana chiamata Gaia-Encelado che la nostra insaziabile Via Lattea avrebbe inghiottito 10 miliardi di anni fa, dando alla nostra galassia il suo centro sporgente.
Anche i milioni di stelle che compongono Shiva e Shakti sembrano aver contribuito alla struttura complessiva della nostra galassia, ma sono situato un po’ più lontano dal centro galattico rispetto ai frammenti precedentemente identificati di questa piccola galassia nana.
Con Shakti e Shiva, vediamo effettivamente i primi pezzi unirsi attorno a questo cuore per formare il resto del puzzle.
L’analisi del team ha mostrato che le stelle di Shakti orbitano più lontano dal centro galattico e in un’orbita più circolare rispetto a quella di Shiva. Tuttavia, entrambe le strutture contengono stelle estremamente povere di metalliil che significa che mancano degli elementi più pesanti forgiati dalla fusione stellare più avanti nella storia dell’universo. In altre parole, Shiva e Shakti probabilmente contengono alcune delle stelle più vecchie della Via Lattearendendo queste nuove correnti uno dei primi elementi costitutivi dell’evoluzione della galassia.
Per comprendere meglio in che modo l’unione di Shiva e Shakti con la Via Lattea abbia contribuito allo stato attuale della nostra galassia, il team continuerà a studiarli attraverso diverse indagini celesti in corso.
In conclusione, la scoperta delle strutture stellari di Shiva e Shakti da parte degli astronomi del Max Planck Institute for Astronomy segna un progresso eccezionale nella nostra comprensione della storia della Via Lattea. Questi vasti flussi di stelle, vecchi di tredici miliardi di anni, testimoniano le prime fasi della formazione della nostra galassia. Identificati attraverso osservazioni del telescopio spaziale Gaia, questi flussi di stelle si sono fusi con la Via Lattea miliardi di anni fa, svolgendo un ruolo cruciale nella sua evoluzione e crescita.
Le stelle di Shiva e Shakti, tra le più antiche della nostra galassia, offrono una finestra unica sui processi di fusione galattica e accumulo di materiale che hanno plasmato la Via Lattea. La loro analisi rivela non solo orbite distinte, ma anche una composizione povera di metalli, evidenziandone l’antichità. Studi continui di questi flussi stellari consentiranno agli astronomi di comprendere meglio i meccanismi alla base della formazione e dell’evoluzione della nostra galassia.
Questa ricerca, pubblicata su The Astrophysical Journal, non è solo una scoperta isolata, ma apre le porte a nuove indagini sulle strutture galattiche primitive e sulla loro influenza sulle galassie moderne. Studiando ulteriormente Shiva e Shakti, gli scienziati sperano di ricostruire più in dettaglio la complessa storia della Via Lattea, fornendo nuove intuizioni sull’universo primordiale e sulle forze che hanno plasmato le galassie che conosciamo oggi.
I dettagli dello studio sono pubblicati su The Astrophysical Journal.
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