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Dietro l’acquisizione del Paris FC, la galassia Red Bull o il in multiproprietà – Libération

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Il gruppo austriaco, che dovrebbe partecipare oggi all’acquisizione del club parigino in Ligue 2, ha creato una rete in diversi continenti. Sollevare la questione dell’equilibrio tra performance e mantenimento della propria identità.

Mercoledì 9 ottobre, giornata positiva per il ramo sportivo del gruppo Red Bull. Oltre alla sua partecipazione, rivelata da la squadra, nell’acquisizione del Paris FC per il 15% nella società della famiglia Arnault, la società austriaca ha annunciato l’arrivo dal 1° gennaio 2025 al ruolo di “direttore delle attività calcistiche” dell’ex allenatore del Liverpool Jürgen Klopp, secondo quanto riferito in un anno sabbatico dopo aver dato così tanto ai Reds per nove stagioni. Supervisionerà la rete dei club appartenenti al brand, ovvero RB Leipzig, Red Bull Salisburgo, New York Red Bulls (ex Metrostars), RB Bragantino in Brasile e, quindi, Paris FC.

L’aura popolare, addirittura libertaria, della Svevia ne soffrirà sicuramente. Unendo le forze con la Red Bull, il Paris FC entra in una struttura multiproprietà. Laddove l’identità secolare dei club interessati viene cancellata (se mai sia esistita, l’RB Lipsia è apparso dal nulla in poche stagioni) dietro una rete globalizzata che permette la circolazione di giocatori – e più in generale di competenze, vengono colpiti anche i dirigenti tecnici – da un club all’altro senza che questi cambi realmente datore di lavoro. E gli aggiustamenti estetici imposti dalla Unione Europea di quando due club appartenenti allo stesso proprietario competono nella stessa competizione (questo è presumibilmente vietato) non cambiano nulla.

Una forma di modernità

La strategia del gruppo austriaco si basa su due idee chiare. Da un lato, i club della Red Bull operano a diversi livelli, con l’RB Lipsia che finora è il gradino più alto della classifica. C’è una sorta di formazione continua, in cui squadre distinte sostengono la carriera dello stesso giocatore man mano che progredisce, il che solleva la questione del posto del Paris FC nella gerarchia. D’altro canto, la Red Bull è interessata a giocatori giovani ad alto potenziale, con l’obiettivo di creare valore aggiunto e ottenere uno spostamento finanziario quando l’elemento in questione lascia il gruppo per firmare per un grande club. Così, il centrocampista ungherese Dominik Szoboszlai (Liverpool), i difensori dei Blues Dayot Upamecano (Bayern Monaco) e Ibrahima Konaté (Liverpool) o il centrocampista guineano Naby Keïta (Werder Bremen dopo cinque anni trascorsi al Liverpool) hanno fatto la fortuna dei Red Toro dopo essere uscito da uno degli “incubatori” del gruppo, Salisburgo o Lipsia, o entrambi.

Il che ha una conseguenza diretta sul gioco delle squadre del girone: squadre giovani (uno degli allenatori del Lipsia, Ralf Rangnick, aveva addirittura teorizzato il divieto di mettere in campo un giocatore sopra i 26 anni) che giocano duro, corrono molto e utilizzano elementi che non immaginiamo si prenderebbero la briga di uscire da una lavatrice alla quale tuttavia devono la loro schiusa. Oggi, sia attraverso lo stile di gioco che attraverso un concetto di multiproprietà che si sta diffondendo ovunque, la Red Bull incarna una forma di modernità. Resta da vedere se i tifosi del Paris FC vedranno il lato testa (la prestazione) o il lato croce (un’identità sacrificata).

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