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Zeka Sizo, volto noto della diaspora congolese: “Si viveva meglio in Congo ai tempi dei belgi”

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Zeka Sizo, noto nella diaspora, fin dall’inizio ha tenuto a precisare: “Non vedo provocazione da parte mia, né nostalgia o apologia del colonialismo. Sono uno spirito libero e dico quello che pensano in tanti nella RDC quando vedono il Paese crollare”.

Zeka Sizo, che ha 62 anni e vive in Belgio, è un ex portavoce del Coordinamento dei Movimenti dei Migranti Senza Documenti. A quattro mesi dalle elezioni nella RDC che a dicembre eleggeranno il prossimo presidente, l’uomo che viene dalla provincia di Lualaba, l’ex Katanga, consegna una testimonianza in contanti.

promesse e una canzone

Zeka Sizo era una bambina nel 1960 quando il Congo ottenne l’indipendenza. Quello che sa del periodo, lo sa attraverso quello che dicono gli anziani. “In epoca coloniale avevamo un lavoro. Quando i belgi se ne andarono, la gente comune si ritrovò senza lavoro. All’Indipendenza sono state fatte promesse e promesse ancora e ancora, ma la situazione ha continuato a deteriorarsi continuamente fino ad oggi. Il popolo non si ritrova nei regimi che si sono succeduti dopo Mobutu. I politici sono mafiosi. Abbiamo schemi a beneficio di pochi. Nel 1960 c’era la canzone “Cha cha indipendenza”. La gente è rimasta con vuote promesse e il ricordo della canzone. Non ha vinto nulla con l’indipendenza. Si ritrova continuamente a perdere. Tutto è truccato, anche le elezioni. Le persone non votano come dovrebbero. I politici mafiosi fanno quello che vogliono e già si vede che con le elezioni di dicembre sarà lo stesso. Mobutu si arricchì, i Kabila si arricchirono e Tshisekedi continuò con la stessa politica di arricchimento personale e di arricchimento della famiglia e degli amici. In questo non c’è niente per il popolo”.

“Tutti lo sanno, tutti lo vedono, tutti tacciono”: queste le atrocità che avvengono a 6300 km da Bruxelles

Incontrato a Bruxelles, Zeka Sizo evoca il tribalismo, “quest’altra piaga”. In Congo, dice, il vero potere è detenuto dall’etnia Luba del Kasai. “Più di cinquecento gruppi etnici compongono il Congo, ma è il gruppo etnico Luba che fa da apripista. Il Congo è indipendente da sessantatré anni ma in realtà stiamo morendo di fame nel Congo di Tshisekedi”.

Baldovino, questo grande re

Zeka Sizo viene da Sandoa, sul fiume Lulua, il paese degli Tshokwe, quello di Moïse Tshombe. “Prima dell’Indipendenza, con la Gecamine dei Belgi, Sandoa era una bella città, tranquilla e urbanizzata. Si viveva bene a Sandoa. C’erano strade e treni che correvano. Oggi non andiamo più a Sandoa. Le strade sono in un tale stato.

Con commozione, Zeka Sizo evoca Re Baldovino come “simbolo di una bella epoca”. Il re “amava i congolesi”. Re Baldovino ha detto, “dovrebbe esserci sempre oggi per il bene del popolo congolese” quando ora, “la gente viene continuamente ingannata”.

Papà Zeka, come lo chiamano con rispetto molti nella diaspora, vive a Verviers. Ha creato e presiede diverse associazioni tra cui ‘Les Amis du Monde’ e ‘Movimento internazionale per la costruzione di identità collettive’, il MICIC. Molto interessato all’integrazione, alla diversità e alla convivenza, Papa Zeka è una voce saggia dall’Africa che vuole essere ascoltata in Occidente. “In Congo si sentono solo promesse. Nell’est del Paese c’è questa guerra e questi massacri che da trent’anni fanno milioni di morti in un’indifferenza quasi generale. Questa guerra sostenuta dalle grandi potenze, sentiamo che c’è complicità a Kinshasa. Quello che non vediamo è che è una guerra d’affari. Una guerra d’affari alle spalle di un popolo sofferente di 90 milioni di persone”.

E il Belgio

Il Belgio, per Zeka Sizo, ha un ruolo da svolgere. “Fin dall’epoca coloniale, il Belgio ha costantemente scelto i partner sbagliati che sostiene. Per ragioni più alte, industriali, economiche, finanziarie, geopolitiche, ha sostenuto politici che si sono riempiti le tasche e continuano a lucrare. È giunto il momento che i belgi aprano gli occhi e ci mettano un po’ di moralità. Sostieni il popolo congolese. Ci sono talenti, intellettuali, accademici, medici, infermieri, ingegneri, artisti, imprenditori, associazioni, giornalisti, brave persone da sostenere in Congo oltre ai corrotti”.

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