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Il tuo datore di lavoro potrebbe doverti 6 mesi di stipendio se dimentica queste informazioni sulla tua busta paga

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Questa omissione sulla busta paga può comportare la condanna del tuo capo per lavoro nascosto.

La busta paga, questo documento che milioni di dipendenti ricevono ogni mese, nasconde a volte questioni legali poco conosciute. Lo testimonia una sentenza della Corte di Cassazione del 4 dicembre che si è pronunciata sul caso di un ispettore tecnico di automezzi pesanti. Licenziato, il dipendente ha contestato il suo deferimento al tribunale del lavoro. La corte d’appello, esaminando le buste paga del lavoratore, ha infine concluso che si trattava di lavoro sommerso e ha condannato il suo datore di lavoro. Decisione confermata dalla Corte di Cassazione.

Colpa del datore di lavoro? Sulla busta paga del suo dipendente non aveva menzionato il fatto che gli metteva a disposizione un alloggio aziendale. Una semplice omissione amministrativa? Non agli occhi dei giudici che, dal 2011, ritengono che l’assenza di menzione di una prestazione in natura sulla busta paga sia sufficiente per caratterizzare un caso di lavoro sommerso.

«Tutti gli elementi salariali, qualunque essi siano, devono figurare sulla busta paga», conferma il maître Christophe Noel, avvocato specializzato in diritto del lavoro. Dovrà quindi figurare «la retribuzione, ovviamente, gli straordinari, ma anche le prestazioni in natura, come l’alloggio aziendale o addirittura un veicolo aziendale». Di conseguenza, «nel momento in cui un datore di lavoro non include questi elementi, anche se ha dichiarato il suo dipendente, rischia di essere condannato per lavoro sommerso».

Tale obbligo non è una semplice formalità amministrativa. È direttamente collegato ai contributi previdenziali, come sottolinea l’avvocato: “Finché non risulta sulle buste paga, ipso facto, non è contributivo: l’Urssaf non può detrarre i contributi sociali su un elemento che ignora”.

In teoria, tutte le omissioni di prestazioni in natura possono essere qualificate come lavoro nascosto, ma solo a una condizione: che sia dimostrata la natura “intenzionale” di questa omissione. “L’edilizia aziendale è sensata perché è un elemento materiale che il datore di lavoro non può ignorare. D’altra parte, su altri elementi, la cosa è più problematica”, sottolinea il maître Christophe Noel, che precisa che le condanne non sono quindi “automatiche”.

La severità della giustizia varia anche a seconda della somma di denaro corrispondente al beneficio in natura omesso: “Non vi rimetteremo in sesto con 25 euro di buoni pasto”, stima il maître Christophe Noel. “Gli alloggi aziendali, invece, visti gli attuali prezzi degli affitti, aumentano notevolmente l’importo della remunerazione.”

La sanzione può essere particolarmente pesante per i padroni negligenti: in caso di condanna del tribunale del lavoro per lavoro clandestino, il datore di lavoro può essere costretto a pagare al suo dipendente un’indennità corrispondente a sei mesi di stipendio. Una somma importante alla quale potrà essere aggiunta una sanzione pecuniaria in caso di condanna penale.

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