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A Riace un altro modello di accoglienza dei rifugiati

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Il sindaco di Riace, paese di meno di 2mila abitanti della Calabria, nella punta dello stivale italiano, ha un’agenda da ministro. Eletto deputato europeo nel giugno 2024, a Strasburgo tre giorni al mese, Domenico Lucano tiene riunioni tra due voti. Alle 10,30 intervista per la televisione spagnola: “Il modello Riace contro il modello Meloni”; alle 11, intervista ad un giornalista danese.

Mentre i colleghi elencano i contenuti di un fitto programma, il deputato si arrabbia un po’, parlando subito in modo informale, all’italiana: “Cosa vuoi sapere?” » I suoi occhi si illuminano quando gli viene detto che è un giornale cristiano a chiederlo. 25 anni fa, lui, ateo di sinistra, incontrò un uomo guidato dal Vangelo, che stravolse la sua vita.

L’1ÈNel luglio 1998, 184 curdi iraniani, siriani e turchi, tra cui 72 bambini, partiti dalla Turchia su una barca a vela, si sono arenati a Riace Marina, la spiaggia sotto un villaggio. Domenico Lucano detto “Mimmo”, ragazzo del posto, è venuto curioso. “Un primissimo sbarco era già avvenuto a Badolato, a 30 chilometri di distanza, sei mesi prima, ricorda. Il comune aveva preso in carico 400 uomini, alloggiandoli in tende, poi in case vuote, messe a disposizione dagli abitanti. Ciò che avevo letto a riguardo sui giornali mi colpì. Volevo capire. »

Quando Mimmo arriva sulla riva di Riace, è già lì Giancarlo Maria Bregantini, vescovo della diocesi di Locri-Gerace.
“Uomini, donne con bambini in braccio… Un esodo biblico

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