“Il nostro compito sarà quello di essere un modello”, scandisce a gran voce la folla riunita al Koumassi Agora, ad Abidjan, per sostenere la chef ivoriana Zeinab Bancé. L'obiettivo era battere il record della maratona culinaria del Guinness World Records, dal 17 al 23 dicembre. È stato un intero Paese “unificato” a sostenere “Tati Zeinab” in questa ricerca, permettendo alla leader di lasciare il segno nella storia e diventare “una fonte di orgoglio nazionale”. Questa unità, consolidata con l'organizzazione e la vittoria della Coppa d'Africa a febbraio, sembrava irraggiungibile qualche anno fa.
L'11 aprile 2011, il giorno dopo le impressionanti immagini dell'arresto di Laurent Gbagbo dopo le elezioni presidenziali contestate, la Costa d'Avorio era appena uscita da diversi mesi di aspri combattimenti tra pro-Gbagbo e pro-Ouattara. A quel tempo, l’anno 2024 come lo vivono oggi gli ivoriani sembrava un sogno lontano.
Questo tragico episodio fa seguito a cinque mesi di crisi post-elettorale che, secondo alcune fonti, ha causato quasi 3.000 morti e circa due milioni di sfollati. Quel che è certo è che il Paese era profondamente diviso: Nord contro Sud, Abidjan contro Bouaké, pro-Ouattara contro pro-Gbagbo. Questa crisi ha coronato un decennio oscuro iniziato il 19 settembre 2002, quando i soldati ribelli tentarono di prendere il controllo delle città di Abidjan, Bouaké e Korhogo.
Poco più di 22 anni dopo, le luci sono quasi tutte verdi. Nel 2023, il prodotto interno lordo (PIL) della Costa d'Avorio è stato stimato a circa 78,79 miliardi di dollari. Secondo il presidente Alassane Ouattara, nel suo discorso sullo stato della nazione del 18 maggio 2024, questa performance economica è stata accompagnata da una “crescita robusta”, con un aumento del PIL reale del 6,5% nel 2023, superiore alla media dei paesi dell’UEMOA, situato al 5,7%.
Per il 2024, le previsioni prevedono una crescita del PIL reale del 7,2%, trainata dalla stabilità socio-politica e dalle continue riforme economiche. La Costa d’Avorio si distingue anche per un ecosistema digitale in rapida espansione, spesso descritto come la “Silicon Valley” dell’Africa occidentale. Secondo la Banca Mondiale, il paese è la terza economia più grande dell’Africa francofona, dietro Algeria e Marocco, e la seconda più grande economia dell’Africa occidentale dopo la Nigeria.
Le leve di questa ripresa economica poggiano sulla riunificazione del Paese e sul ripristino dell’autorità statale su tutto il territorio. A questi elementi si aggiungono le riforme economiche, compresa la modernizzazione delle infrastrutture come ferrovie, strade e porti. Anche la popolazione giovane ha contribuito allo sviluppo dei servizi e all'attrattiva degli investitori esteri, rassicurati dal miglioramento del clima imprenditoriale. Tuttavia, permangono sfide significative, tra cui la riduzione delle disuguaglianze e il mantenimento della pace sociale.
Inoltre, l’anno 2025 si preannuncia cruciale. Verrà confermata la solidità dell’“Elefante africano” oppure il Paese ricadrà nell’instabilità socio-politica? Le elezioni presidenziali previste per ottobre sono circondate da incertezze, soprattutto per quanto riguarda i candidati in corsa.
“Orgogliosi ivoriani, il Paese ci chiama. Se avremo riportato in pace la libertà, il nostro dovere sarà quello di essere un modello”, promette il ritornello dell’Abidjanaise, l’inno nazionale ivoriano.
Moussa DIOP
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