François Beuchat ha lasciato il romanzo della sua vita

Pubblicato il 23 dicembre 2024 alle 17:32 / Modificato il 23 dicembre 2024 alle 18:51

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Pubblicato nel 2005 da Editions d’autre part, Il disadattato ha rivelato un autore di 56 anni che in realtà non era un principiante. Sottotitolato “Frammenti del romanzo di una vita”, come i due libri che seguirono, Il passero in un barattolo nel 2010 e, infine, Le ore blu nel 2015. Ogni volta si trattava di frammenti di un'opera colossale di circa 20.000 pagine scritte giorno dopo giorno, un processo a lungo termine, tanto discreto quanto ostinato. Una sorta di ricerca del “tempo vissuto”, ore e giorni resuscitati sotto la penna di un Beuchat estraendone il midollo sostanziale. Precisione di tono, profondità di sguardo ed eleganza di linguaggio caratterizzano la sua opera, cullando i lettori in una piccola musica gioiosamente malinconica.

François Beuchat è stato l'uomo della memoria di una vita. Dopo la morte del padre, abbandonò gli studi all'Università di Ginevra per rifugiarsi per decenni a Nidau, presso la madre. Oltre ad alcuni anni brillanti, finché la piccola eredità di suo padre non fu quasi esaurita, condusse una vita di solitario isolamento. Come sottolinea il suo scopritore (anche se aveva pubblicato un primo libro di aforismi, Ballata in rosa e neroPanorama, 1988), suo editore e amico Pascal Rebetez, François Beuchat era un uomo di grande dolcezza. Quando gli abbiamo chiesto da dove nascesse questa frenesia di scrivere, ci ha risposto con la sua voce dolcissima: “È un bisogno di ordinare le cose… È da molto tempo che viaggio attraverso i testi e attraverso la mente”.

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