Quando Jeanne Richard arriva al poligono di tiro di Grand-Bornand (Alta Savoia), sabato 21 dicembre sotto il sole delle Alpi, la biatleta 22enne non guarda la tribuna gremita che l'accoglie in un frastuono assordante. Al Mondiale, come in allenamento, la sua routine resta invariata.
Alzare l'aletta. Rivolgi lo sguardo verso il bersaglio. Dai un'occhiata alle bandiere, che indicano la direzione e la forza del vento. Sbanda e poi gettati sul tappeto. Infila i bastoncini nell'incavo delle ginocchia o tra le gambe e attiva il caricabatterie. Prendi un respiro, poi un secondo, e lanciati nel momento più decisivo della gara. Gomiti posizionati sul materassino, polsino collegato alla cinghia, il giovane biatleta abbassa la culatta poi tira.
Posizionato a più di 50 metri di distanza, largo da 45 mm (per il tiro a terra) a 115 mm (per il tiro in piedi), il bersaglio si inclina tra le acclamazioni del pubblico, seguito rapidamente da un secondo, un terzo e poi un quarto. «Din, din, din, din, paf! ». Mancanza. Sfugge la quinta ed ultima palla dell'Alta Savoia, e il podio dell'inseguimento con…
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