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Giocatori di rugby processati per stupro in Francia: da 12 a 14 anni di reclusione per il principale imputato

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Giocatori di rugby processati per stupro in Francia

Da 12 a 14 anni di reclusione per il principale imputato

Tre giocatori di rugby sono stati condannati venerdì in Francia per aver violentato una giovane donna nel 2017.

AFP

Pubblicato oggi alle 00:21 Aggiornato 5 ore fa

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Tre giocatori di rugby, un francese, un neozelandese e un irlandese, sono stati condannati venerdì a pene da 12 a 14 anni di reclusione penale per aver violentato una giovane donna nel 2017 nel sud-ovest della Francia, dopo una serata molto alcolica seguita a una Top 14 incontro.

Dopo due settimane di processo a porte chiuse e più di nove ore di deliberazione, l’irlandese Denis Coulson e il francese Loïck Jammes sono stati condannati a 14 anni di carcere, e il neozelandese Rory Grice a 12 anni.

Queste condanne sono conformi alle richieste. Gli atti di “stupro di gruppo” sono punibili con 20 anni di carcere.

“Condanne ingiuste”

Gli avvocati dei tre uomini, che all’epoca dei fatti giocavano con il club di Grenoble, nelle Alpi francesi (est), hanno annunciato di voler ricorrere in appello e presentare una richiesta di liberazione il più rapidamente possibile.

Corinne Dreyfus-Schmidt, avvocato del trentenne irlandese, ora convertito all’edilizia, si è detta “estremamente scioccata” dal verdetto.

“Il tribunale non ha tenuto conto del fatto che i fatti risalgono a sette anni fa, che il mio cliente all’epoca aveva 22 anni e che non ha scontato alcun giorno di detenzione. Qual è il vantaggio per la società di condannarlo a 14 anni? Nessuno, tranne che per distruggere una vita”, ha dichiarato. Anche uno degli avvocati di Loïck Jammes, Me Jean-Félix Luciani, ha denunciato “condanne ingiuste”.

“È un segnale molto forte per gli uomini di questo Paese”

“Questa sera abbiamo mandato un messaggio, abbiamo detto a una vittima che le crediamo […] Abbiamo detto a questi ragazzi che non avevano il diritto di fare ciò che avevano fatto alla vittima”, ha reagito Me Grégoire Mouly, l’avvocato della vittima.

“È un segnale molto forte per gli uomini di questo Paese, per il mondo del rugby, anche per le donne. Signore, potete vestirvi come volete, bere quanto volete, questa libertà non ha prezzo, anche se volessimo metterla in discussione”, ha dichiarato un’altra legale della vittima, Me Gaessy Gros. A differenza di Denis Coulson, Loïck Jammes, 30 anni, e Rory Grice, 34 anni, giocano ancora a rugby in Francia.

La Corte d’assise di Bordeaux ha condannato anche l’irlandese Chris Farrell a quattro anni di carcere, due dei quali sospesi, e il neozelandese Dylan Hayes a due anni sospesi, per aver assistito a tutti o parte degli eventi senza intervenire.

Un video girato da Coulson

La mattina del 12 marzo 2017, la vittima, allora ventenne, lasciò in lacrime l’albergo di Mérignac, vicino a Bordeaux, dove aveva soggiornato la squadra di Grenoble dopo la sconfitta contro l’Union Bordeaux-Bègles.

La studentessa aveva sporto denuncia, affermando di aver incontrato i giocatori in un bar e di averli seguiti in una discoteca durante una serata molto alcolica, senza ricordare cosa fosse successo dopo. Ha aggiunto che si è svegliata il giorno dopo, nuda su un letto con una stampella nella vagina, circondata da due uomini nudi e altri vestiti.

Coulson, Jammes e Grice ammisero di aver avuto rapporti sessuali con la giovane ma assicurarono fin dall’inizio che lei era consenziente, anche prendendo iniziative, versione mantenuta al processo.

Una posizione “famigerata”.

Basandosi in particolare su un video girato da Coulson, l’accusa ha menzionato diversi Fellati e l’introduzione di una banana, di una bottiglia e di stampelle nella vagina della vittima.

Secondo un esperto tossicologo aveva tra 2,2 e 3 grammi di alcol per litro di sangue. Secondo le immagini della videosorveglianza, al suo arrivo in albergo riusciva a malapena a reggersi in piedi, al punto da essere “costantemente trattenuta” da uno degli imputati.

Per la difesa, l’atteggiamento della denunciante, definita “pilota automatico” da un esperto psichiatra, non creava “alcuna ambiguità” nei confronti dei loro assistiti, avendo lei stessa confidato alla polizia il suo “timore” di essere stata “consenziente”. Una posizione “infame” agli occhi della parte civile, per la quale l’imputato avrebbe dovuto “proteggere” la vittima invece di “approfittare” del suo stato di ebbrezza.

La sentenza arriva tre giorni dopo l’archiviazione pronunciata dai tribunali argentini nel procedimento per stupro aggravato che ha preso di mira due nazionali francesi, Oscar Jegou e Hugo Auradou. Riteneva che la loro relazione con il denunciante, conosciuto in una discoteca la sera della loro prima selezione in Argentina, fosse stata consensuale. L’avvocato di quest’ultimo presenterà ricorso.

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