La testimonianza era attesa martedì 3 dicembre al tribunale penale di Parigi. “Sono stato gettato nella giungla e mi è stato detto di perdermi, quindi quella era la mia unica via d’uscita”dichiara Mathias Pogba. Per la prima volta dall’inizio della sua udienza, al processo per il caso Paul Pogba, Mathias alza la voce. La sua voce accelera, come se rivivesse il panico, il nervosismo di questi ultimi giorni di agosto 2022, momento in cui decide di pubblicare i famosi video compromettenti. “Sono suo fratello maggiore, ma si è rifiutato di rispondermi”spiega.
Sono infatti passate diverse settimane da Mathias “tenda”secondo lui, per entrare in contatto con Paul Pogba. A metà luglio, quando seppe del rapimento avvenuto qualche mese prima, si recò subito a Torino con gli amici del fratello, al centro sportivo della Juventus. “Volevo sentirli tutti insieme, una sorta di confronto”spiega Mathias Pogba. Ma quel giorno nessuno di loro riuscì a oltrepassare la barriera centrale.
Pochi giorni dopo, Mathias afferma di essere stato minacciato da sconosciuti in macchina nella città in cui era cresciuto, Roissy-en-Brie: “Di’ a Paul di pagare! Altrimenti la prossima fermata è Santeny [où réside leur mère].” “Ero terrorizzatospiega allo stand. Ero con le mani in aria. Si sente rinforzato quando un altro imputato gli racconta di essere stato aggredito a sua volta e di essere stato colpito ad una mano. “Sono andato nel panico”dice Mathias, ancora commosso. Mi sono detto che i prossimi sulla lista eravamo noi.”
Motivo per cui, spiega Mathias Pogba, ha portato gli altri imputati da sua madre “affinché ognuno potesse raccontare ciò che aveva vissuto”. Il presidente appare scettico di fronte a quello che sembra un tentativo di intimidazione: “Non volevi piuttosto spingerla a far reagire Paul? Perché andarci così numerosi?”chiede. “No, volevo solo informarlo, tutto qui”risponde il fratello di Paul.
I giorni passano. Matthias dice che sta diventando sempre più nervoso. “Non riuscivo più a pensare lucidamente.”ricorda. Poi pubblica i video. “È diventato personale tra me e Paul”sbottò Mattia. Il pubblico ministero insiste: “Quando in questi video racconti il suo immenso livello di ingratitudine, il suo lato avaro, c’era chiaramente il desiderio di causare del male”. “Sì, chiaramente oggi me ne pento”ha spiegato Mattia.
Mathias Pogba gli assicura che fino ad allora non aveva alcun risentimento nei confronti di suo fratello. “Ci chiamavamo una volta alla settimana. Eravamo in buoni rapporti. Avevo il suo nuovo numero di telefono”.spiega. Il presidente lo interroga sui legami finanziari: “Eri alla fine del tuo contratto con Belfort. Avevi bisogno di soldi, dei suoi soldi?”chiede. “Nonrisponde il fratello. Avevo appena firmato in Australia. Stavo solo aspettando il mio visto. No, non avevo bisogno di Paul.”
Solo che Paul Pogba, durante l’interrogatorio, ha dato un’altra versione. Assicura che a volte ha donato fino a 10.000 euro a Mathias. “Mi ha chiesto ancora e ancora che volevo tornare a relazioni tra fratelli più sane”.ha assicurato il campione del mondo 2018. “È falso”Mathias risponde semplicemente oggi. “La gente mi conosce, sono un soldato”aggiunge. Ammette a malapena di aver chiesto pochi soldi nel 2020, dopo il Covid, quando era senza club per un anno. “Ho chiesto a Paul, ma ha rifiutato“, dice Mattia.
In sala, come dall’inizio del processo, pesa l’assenza di Paul Pogba.
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