Non è uno scherzo, è il titolo di un articolo pubblicato da un media elettronico algerino specializzato, “Fennec Football.com”. Per gli appassionati di Internet e per chi è abituato agli annunci sensazionali, questa informazione non sorprende. Sono abituati ai titoli pubblicizzati del sito e al contenuto elogiativo dei testi offerti. Resta il fatto che queste informazioni mettono in discussione e riguardano lo stato psicologico in cui le diverse fasi della candidatura marocchina hanno precipitato i funzionari del paese vicino.
Questo scoop è stato rapidamente messo in prospettiva. E questo, dalla prima frase dell’articolo. Si dice infatti, e al condizionale, che “la FIFA potrebbe presto offrire all’Algeria una vetrina eccezionale scegliendo il Paese che ospiterà le sue prestigiose FIFA Series, a partire dal 2025”. Questa scelta, ovviamente, nasce dal “riconoscimento della qualità delle infrastrutture sportive in Algeria”. Devono convincersi di questo.
La FIFA Series, lo ricordiamo, è un’iniziativa dell’organo supremo del calcio mondiale. L’obiettivo è quello di organizzare incontri intercontinentali tra squadre che, per il momento e in linea di principio, non hanno alcuna possibilità di accedere ai Mondiali. Il torneo mira a fornire a questi paesi opportunità di sviluppo tecnico. È un’iniziativa lodevole, ma siamo lontani dal calcio d’élite. Per questa edizione, che Algeri spera di organizzare, le squadre partecipanti attese, sempre secondo il sito, sono Sudafrica – come era prevedibile –, Andorra e Bolivia.
Coloro che stanno dietro a questo articolo sono probabilmente consapevoli della ridicolaggine del suo contenuto, ma hanno una responsabilità: impedire al pubblico algerino, agli appassionati di sport, di seguire le avventure della candidatura del Marocco per organizzare i Mondiali del 2030. Questa candidatura è appena arrivata un nuovo livello con la pubblicazione, lo scorso fine settimana da parte della FIFA, del rapporto di valutazione della candidatura congiunta di Marocco, Spagna e Portogallo.
Le conclusioni di questo rapporto mettono definitivamente fine alle speranze algerine di vedere respinto il dossier. Resta ovviamente un ultimo passo: quello del voto delle federazioni affiliate alla FIFA. Si tratta, in linea di principio, di una semplice formalità. Il voto del Congresso Straordinario della FIFA per decidere sull’attribuzione definitiva dei paesi ospitanti dell’edizione 2030 è previsto tra pochi giorni, l’11 dicembre 2024, e il candidato è uno solo: il trio Marocco, Spagna e Portogallo.
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Per molto tempo, i media al soldo del regime hanno fatto credere che questa candidatura non avrebbe avuto successo e che le rivalità tra i paesi organizzatori, in particolare sulla sede della finale, avrebbero fatto crollare l’edificio. Hanno sottovalutato la professionalità delle équipe incaricate del fascicolo. Anche le difficoltà di governo della federazione spagnola costituivano motivo di speranza e alimentavano i programmi di numerose trasmissioni sportive locali. Non sta succedendo nulla, il progetto sta andando avanti e i punteggi assegnati dagli esperti tecnici della FIFA alla triplice candidatura sono ben al di sopra dei livelli richiesti.
Recentemente è emerso un altro angolo di attacco. Riguarda il costo dell’evento e le conseguenze che potrebbe avere sull’economia marocchina dopo il 2030. Questo nuovo derivato, destinato al consumo locale in Algeria, ha avuto risonanza in alcuni ambienti cauti in Marocco. Quando manchiamo di ambizione, tutti i meccanismi di pensiero sono diretti e focalizzati sul potenziale negativo di un progetto. È il caso di coloro che prendono come esempio i casi del Brasile nel 2014, del Sud Africa nel 2010 e del Messico nel 1986 – un triplo fallimento in termini di redditività economica immediata. Senza entrare nelle spiegazioni, in linea di principio riservate agli economisti, va notato che, dopo i Mondiali, Brasile e Sudafrica sono diventati membri fondatori dei BRICS, e che il Messico, che evidentemente non ha conservato la lezione, organizzerà i Mondiali nel 2026 per la terza volta nella sua storia, questa volta come associato agli Stati Uniti e al Canada.
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Il Mondiale è un’opportunità che comporta dei rischi, certo, ma che presenta diversi vantaggi. I pericoli sono legati alla cattiva governance della gestione dei progetti, agli sprechi e alle scelte sbagliate. Si tratta di abusi che non si possono escludere e sui quali le autorità sono invitate a vigilare, ma riguardano tutti i progetti, non solo questo tipo di eventi.
D’altro canto, se ben gestito, questo evento globale stimolerà l’economia marocchina. Sono previsti massicci investimenti. Hanno già iniziato e creeranno molti posti di lavoro per i prossimi anni. Lo vediamo con la costruzione di stadi, il miglioramento e l’ammodernamento dei trasporti, dei porti, degli aeroporti, con la costruzione di alberghi e anche di ospedali – questo fa parte delle specifiche della FIFA. La visibilità del Marocco, già significativa da quando il Marocco si è qualificato per le semifinali del 2022 in Qatar, crescerà e consentirà un aumento delle entrate turistiche. I Mondiali comportano anche investimenti tecnologici, dove sarà necessario, ad esempio, distribuire il 5G su gran parte del territorio. Si tratta anche della promozione della cultura – sappiamo farlo con i festival di Mawazine, di Musica Sacra, del cinema internazionale e altri –, questa è l’occasione per farla conoscere ai milioni di spettatori che si uniranno al Regno. Per non parlare dei miliardi di telespettatori che seguono il torneo mondiale.
Il Marocco è un cantiere aperto, tutte le città sono interessate, anche quelle che non sono direttamente ospitanti dell’evento. Possiamo capire che evitiamo che i nostri vicini se ne accorgano. Che ci rifiutiamo di integrarlo tra alcuni nostri connazionali è invece preoccupante. Non ci resta che ricordare loro che il Mondiale che il Marocco si appresta a organizzare non è “light”.
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