È stato attraverso la penna del direttore degli affari societari e delle comunicazioni dell’istituto Lévis, François Bilodeau, che il Collegio si è pubblicamente dissociato dall’“iniziativa personale” del suddetto genitore nei confronti della squadra giovanile di calcio di seconda divisione del Dalbé-Viau scuola, a Montreal.
“Non solo questo tipo di comportamento offende profondamente i nostri valori di inclusione e rispetto, ma mina le prestazioni delle nostre squadre sportive e dei nostri giovani”, ha risposto il responsabile della comunicazione in un comunicato inviato ai media.
“Invitiamo i nostri tifosi a dimostrare senso civico qualunque sia l’esito di una partita e a ricordare che devono rimanere esempi positivi per i nostri giovani”, si legge nel comunicato.
Una direttiva ai genitori
In una lettera inviata ai genitori degli studenti-atleti del College, il direttore generale della struttura, David Lehoux, invita i sostenitori di tutte le formazioni dei Commandeurs a non lasciare che passione ed emozioni prendano il sopravvento e “offuschino l’essenza” della pratica sportiva.
“Che tu sia d’accordo o in disaccordo con una decisione presa sul campo, che un risultato ti deluda o che tu sia insoddisfatto del tempo di gioco di tuo figlio, ti chiediamo di non sostituirti mai agli arbitri, allenatori e membri della dirigenza o di prendere il comando libertà di intervento”, esorta il DG.
Una lettera discriminatoria
Il giorno dopo la partita tra i Commandeurs de Lévis e gli Aigles d’Or del liceo Dalbé-Viau di Lachine, un genitore si è sfogato facendo diverse allusioni razziste in una lettera. L’uomo, tra gli altri insulti, aveva descritto i giocatori del club di Montreal come “giovani senza futuro”.
“Invece di rubare auto, intimidiscono gli altri su un campo di calcio… non è così male”, ha scherzato, dicendo che si consola e si consola pensando che suo figlio “non sarà cresciuto in [un] ghetto”.
“Come diceva benissimo mia nonna: “la cacca attira le mosche della merda””, ha concluso.
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